Doveva diventare nostro figlio:è sparito nel nulla

Palazzolo: una famiglia sta per adottare un bimbo del Kirghizistan, la pratica si blocca e nessuno ha più notizie di lui
AA

Lo hanno conosciuto, hanno imparato a volergli bene. Con lui hanno vissuto sette giorni. Aveva bisogno di una famiglia, e loro desideravano un altro figlio da amare.

Sono tornati in Italia per sbrigare le formalità, hanno atteso il tempo necessario per la conclusione dell’adozione. Ma da quel momento di Vladimir, 4 anni, non hanno più saputo nulla.

«La situazione per le adozioni in Kirghizistan si è drammaticamente complicata - spiega il 42enne palazzolese Fabio Selini -: all’inizio dell’anno abbiamo ricevuto la notizia ufficiale che il Paese era stato "chiuso" dalla Commissione per le adozioni internazionali e che il nostro Vladimir non sarebbe mai potuto diventare ufficialmente nostro figlio. Di lui, del suo destino e della sua vita, non sappiamo più nulla».

Ma Selini non ci sta e da un anno si batte per farsi ascoltare. Sarebbe però sbagliato ridurre la vicenda a una battaglia burocratica: si tratta soprattutto di emozioni e di amore. Già, perché i componenti della famiglia Selini (la moglie Gessica e la figlia Daria, adottata a San Pietroburgo) non solo sono disperati perché Vova, abbreviazione di Vladimir, non è diventato loro figlio. A preoccuparli è soprattutto la totale assenza di notizie sul bambino.

Il palazzolese ha deciso di avviare una campagna fotografica che ha portato alla creazione della pagina Facebook «Come sta Vova», con la quale cerca solidarietà chiedendo a tutti di postare una propria foto con un foglio su cui campeggi la frase «Voglio sapere come sta Vova».

«La nostra famiglia ha chiesto alle istituzioni di aprire un canale di comunicazione con il Kirghizistan per comprendere la situazione di Vladimir, ma per ora non abbiamo ottenuto alcuna risposta». La petizione fotografica è un tentativo di mostrare alle autorità non solo il numero, ma anche il volto delle persone che sostengono la causa. In soli tre giorni sono state già circa 200 le foto arrivate alla pagina Facebook (chi volesse, può mandare il materiale via e-mail a comestavova@libero.it).

«Le fotografie verranno raccolte e portate al Ministero degli Esteri italiano e alla Commissione adozioni internazionali - ha concluso Fabio Selini -. Chiederemo alle autorità competenti di guardare negli occhi queste persone, che ci hanno messo la faccia. Chiederemo di non voltarsi dall’altra parte».

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato