Dopo nove mesi di stop riapre la ferrata della Corna del Bene
Un distacco di materiale importante, il 23 novembre dell’anno scorso, ne ha impedito per nove mesi l’utilizzo. Così quest’estate e questa primavera la ferrata della Corna del Bene, una delle attrazioni sportive del Guglielmo, è rimasta chiusa. Da qualche giorno però, grazie all’intervento del Comune di Zone che ha investito nella sistemazione 10mila euro, la scalata attrezzata - progettata nel 2015 e inaugurata nella primavera del 2016 - è di nuovo aperta a scalatori e montanari.
I lavori di ripristino, eseguiti dalla guida alpina valtrumplina Roberto Parolari e dal collega di Brescia Andrea Tocchini, hanno richiesto lo spostamento a sinistra dei primi 50 metri di arrampicata (sui 280 totali), perché il crollo dello scorso autunno aveva lambito la parte destra del tracciato, pur senza toccarla, e fatto comunque optare per la prudenza. La cantierizzazione ha previsto prima il sopralluogo del geologo, poi il passaggio di un drone che ha fotografato i diversi tratti della ferrata per consentirne un esame accurato, e infine l’intervento vero e proprio, avviato dopo il benestare del geologo. Nei lavori con cui Parolari e Tocchini hanno risistemato la scalata sono stati infissi una trentina di nuovi fittoni e alcuni pioli, ma è stato anche spostato e agganciato sul nuovo tratto il cavo di arrampicata.
Progettata e finanziata dal Municipio zonese, la ferrata della Corna del Bene si estende sull’imponente spuntone roccioso da quota 1.500 a quota 1.700 metri, costituendo un’attrazione posizionata proprio di fronte alla rinnovata baita Palmarusso di sotto. Il percorso intero è provvisto di 130 barre di metallo, circa una ogni tre metri, e di un cavo d’acciaio lungo come l’intero tratto che garantisce sicurezza agli scalatori, costretti ad agganciarvisi. Il tempo medio di salita è di due ore. L’intervento di realizzazione, nel 2015, aveva visto sempre all’opera Parolari e Flocchini, quella volta fiancheggiati dal collega Renzo Gaiti, guida speleologica di Bergamo. L’impianto su roccia è costato al Comune di Zone 27.830 euro. Si tratta di un tassello del più ampio progetto con cui da qualche anno si sta creando, sui rilievi del lago d’Iseo, una «palestra di roccia diffusa».
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