Delitto di Provaglio, l'ennesima querela era già pronta
Non ha avuto il tempo di depositare l’ennesima querela nei confronti di quell’uomo violento. L’avrebbe fatto entro la fine della settimana, ma l’avvocato Luca Broli, legale della famiglia di Simona Simonini non ce l’ha fatta. Una telefonata ha cambiato i piani. «Me l’hanno ammazzata», gli ha comunicato il padre della donna uccisa a Provaglio di Iseo e che a sua volta era stato vittima della violenza del compagno della figlia. Era proprio la sua la firma su quest’ultima denuncia che ora resta un grido di rabbia e dolore.
Dal 2009 la storia d’amore-odio tra Simona Simonini e Elio Cadei era scandita da denunce reciproche e condanne. Lui, che era stato anche in carcere per maltrattamenti, aveva patteggiato una condanna a due anni. Lei aveva dovuto scontare una pena inferiore. Simona denunciava e poi ritrattava non appena lui le si riavvicinava. Succedeva sempre: lei non riusciva a stare lontano da lui. Anche in comunità, anche in ospedale.
L’ultima volta è successo il 24 settembre scorso nel reparto psichiatrico dell’ospedale d’Iseo, dove la donna era ricoverata. Ad interrogarla, per fatti accaduti il 3 ottobre di un anno fa, il pm Francecso Carlo Milanesi. Convinto di raccogliere un atto d’accusa torna in Procura con un interrogatorio durante il quale Simona Simonini difende il compagno. «Sono caduta dalle scale, non mi ha fatto nulla», racconta per giustificare i lividi sempre più frequenti sul suo volto.
Il sostituto procuratore chiude le indagini senza provvedimenti nei confronti dell’uomo come invece avrebbe voluto l’avvocato Luca Broli. «Rischiamo che finisca in tragedia», ripete in quei giorni il legale. Puntualmente succede. Agli atti restano anche le relazioni-denunce del sindaco di Provaglio d'Iseo, degli assistenti sociali e dei medici che avevano seguito questa storia d’amore malato. E che gli inquirenti non sono mai riusciti ad ascoltare.
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