Delitto di Erbusco, il giallo dell'arma e il nodo premeditazione

Domani la coppia di fidanzati dal gip: l'assassino afferma che il coltello impiegato per uccidere Riadh Belkahala era della vittima
ERBUSCO: IL GIALLO DELL'ARMA E DELLA DINAMICA
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La premeditazione e la provenienza dell’arma del delitto. Sono questi i nodi ancora da scogliere relativi all’omicidio di Erbusco. Alla morte di Riadh Belkahala, tunisino di 48 anni, ammazzato una settimana fa con sessanta coltellate.

Domani mattina davanti al gip comparirà la coppia di fidanzati accusata del delitto: Manuel Rossi, 28 anni, e Giulia Taesi, 21. Lui, che si è assunto tutte le responsabilità, è in carcere a Canton Mombello e lei ai domiciliari. Al momento dell’arresto, Rossi ha fornito ai carabinieri anche il coltello con cui afferma di aver ucciso il tunisino, al quale doveva mille euro per una partita di marijuana.

Ma ha anche spiegato che quella lama non era sua, ma della vittima. Dice la verità? “Non ci sono elementi che facciano pensare sia del mio assistito” spiega l’avvocato Giacomo Nodari, legale della coppia.

E poi c’è il tema premeditazione: i due fidanzati sono andati in via Manzoni, tra le campagne dI Erbusco, con la volontà di uccidere o le coltellate sono partite al termine di un litigio con lo spacciatore? Restano i dubbi.

 

 

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