Cittadinanza italiana negata per uno scambio di persona: interviene il Tar

Un bengalese residente in Franciacorta vittima di un'accusa errata: riconosciuto il diritto
Il Tar del Lazio - © www.giornaledibrescia.it
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Un bengalese residente in Franciacorta con la famiglia, nel 2014 era finito nei guai per minacce e furto per un clamoroso scambio di persona. E a causa di questo errore l’uomo, difeso dall’avvocato Giuseppe Ragnoli, ha dovuto lottare per acquisire la cittadinanza italiana.

Ma se il caso penale era stato archiviato su richiesta dello stesso pubblico ministero «sulla scorta dell’accertata estraneità del ricorrente rispetto ai fatti contestatigli», per annullare il provvedimento del Ministero dell’Interno, che aveva respinto la richiesta di cittadinanza facendo riferimento proprio a questo procedimento penale, è intervenuto il Tar del Lazio.

Il Collegio, dopo aver accolto il ricorso presentato nel 2016, ha condannato il Ministero dell’Interno al pagamento delle spese di giudizio pari a mille euro. «Non è dato comprendere perché il Ministero abbia denegato di concedere la cittadinanza al ricorrente nonostante la sussistenza di ininterrotta permanenza decennale (sul suolo italiano, ndr) e l’assenza di condanne o carichi pendenti per i cosiddetti reati ostativi».

L’uomo, che lavora regolarmente ed è in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo, era stato raggiunto dalla notizia di reato emessa dai carabinieri di Adro. Tuttavia, il caso era stato archiviato e, come è riportato nella sentenza del Tar, il Ministero lo sapeva. Proprio per questo motivo i giudici hanno ritenuto di condividere «le censure di difetto di istruttoria ed eccesso di potere. Il diniego non trova giustificazione nemmeno su palesate esigenze di sicurezza nazionale, né su segnalazioni di polizia comprovanti una non perfetta integrazione nel tessuto sociale».

Anche perché il bengalese con il suo lavoro «garantisce una vita dignitosa» alla moglie e ai due figli minori. Il Collegio ha ribadito che «non è possibile esigere dallo straniero un quantum di moralità superiore a quella posseduta mediamente dalla collettività nazionale, sicché il giudizio sulla integrazione sociale non può ispirarsi a un criterio di assoluta irreprensibilità morale del tutto antistorico prima che irrealistico e, perciò, umanamente inesigibile da chiunque, straniero o cittadino che sia».

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