Cartelli antiburqa negli edifici comunali: è polemica

Succede a Rovato: per la maggioranza è una questione di sicurezza, secondo il Pd sono inutili
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Cartelli siglati «Città di Rovato», all’ingresso degli edifici comunali con la scritta: «Per ragioni di sicurezza è vietato l’ingresso con il volto coperto». Quattro lingue - italiano, inglese, francese, arabo - e tre immagini sbarrate: un casco da motociclista, un passamontagna e un burqa, che copre integralmente corpo e viso.

La mossa dell’Amministrazione comunale, che riprende il testo di una legge del 1975, nasce da «un’iniziativa della Lega Nord» rivendica il segretario Stefano Venturi: «Riteniamo che per prima cosa si debba garantire la sicurezza nei luoghi pubblici. È inammissibile, ad esempio, che una mamma islamica con il volto totalmente coperto dal burqa entri in una scuola pubblica per riprendere il figlio, magari pensando che gli insegnanti la riconoscano. A Rovato questo è già accaduto e noi non lo tollereremo più».

Alle parole di Venturi replica il neosegretario del Pd, Emiliano Andreoli, secondo cui «le leggi dello Stato si rispettano. È un’ovvietà. Essere riconoscibili di fronte a un controllo è doveroso non solo perché lo dice la legge. Altrettanto ovvia, però, la strumentalità che sta dietro l'affissione di questi cartelli da parte degli amministratori leghisti rovatesi». 

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