Cade in bici e muore, attesa per i funerali di Ivan Colosio

Il magistrato non ha ancora dato il nulla osta per le esequie del 27enne di Gussago. La camera ardente all’ospedale di Bergamo
Aveva 27 anni, Ivan Colosio si è spento dopo aver lottato cinque giorni - © www.giornaledibrescia.it
Aveva 27 anni, Ivan Colosio si è spento dopo aver lottato cinque giorni - © www.giornaledibrescia.it
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Tanto dolore per la scomparsa di Ivan Colosio, il 27enne di Gussago caduto in bici nel tardo pomeriggio di Pasqua, a Passirano. Il magistrato non ha ancora dato il nulla osta per le esequie, ma la camera ardente è allestita all’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, dove Ivan era stato ricoverato verso le 19 di domenica. Era giunto in condizioni gravissime nella città orobica, trasportato dall’elisoccorso dopo un arresto cardiaco.

L'incidente

Ivan era uscito in bici con la sorella Sara e il fidanzato di lei. Stavano facendo un percorso di una trentina di chilometri, per tenersi allenati in vista di un’escursione. «Eravamo grandi amici» dice Ugo, che subito dopo l’incidente, avvenuto davanti ai suoi occhi e a quella di Sara, aveva cercato di soccorrere Ivan. «Nel punto in cui è caduto non c’erano sassi - dice Ugo -. La lesione è avvenuta a livello del collo».

Dopo che, raccontano la sorella e l’amico, la bici si era bloccata in una buca coperta da pezzi di legno e il ragazzo era stato catapultato sul prato. Ugo si è chinato verso l’amico, ha provato a sentirgli il polso e la giugulare. I battiti non si avvertivano. Lui e Sara, disperati, hanno iniziato le manovre per il massaggio cardiaco, mentre le loro voci concitate hanno richiamato gli abitanti di una cascina vicina, che hanno assistito la coppia. Il battito è tornato a pulsare e si è sperato che l’arrivo dei soccorsi potesse essere risolutivo. L’eliambulanza è atterrata lì vicino, dopo un quarto d’ora. I medici hanno stabilizzato il ferito, ma si sono immediatamente resi conto che le sue condizioni erano gravissime. Il fisico atletico di Ivan ha combattuto per giorni contro la morte. Ma venerdì il suo cuore ha smesso di battere.

Ivan era un ragazzo con tante passioni. Riservato, viveva con i genitori e la sorella. Sport, vita sana, computer per applicazioni tecniche, una stampate 3 D con la quale sperimentava e il lavoro in una grande azienda bresciana.

«Quella buca semicoperta dal legno è stata una trappola mortale» dice papà Maurizio. «Non è possibile perdere un figlio, in questo modo. Qualcuno non poteva segnalare il pericolo?».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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