Adozione-truffa: «Da tre anni non sappiamo nulla di Vova»
Alla fine del 2013 Fabio Selini e la sua famiglia avevano lanciato una petizione fotografica per chiedere allo Stato italiano di muoversi per ricevere informazioni riguardo al blocco delle adozioni internazionali in Kirghizistan, dove l’anno prima avevano conosciuto Vladimir, quello che sarebbe dovuto diventare loro figlio, ma di cui non avevano più avuto notizie.
A distanza di tre anni da quell’iniziativa e di quattro dall’ultimo abbraccio col bimbo, i Selini sono ancora in attesa di un cenno da parte delle autorità italiane e kirghise, che hanno ricevuto le stesse richieste anche da alcune altre famiglie del nostro Paese che si sono trovate nelle stesse situazioni.
Nonostante i continui solleciti, nessuno ha più risposto loro. I palazzolesi, che nel frattempo hanno adottato un bambino brasiliano, Otavio, però non ci stanno e vogliono sapere almeno come stia quel bambino che il 27 maggio ha compiuto 7 anni.
«Da anni chiediamo di conoscere almeno il destino di Vladimir e degli altri bambini: non accampiamo alcun diritto su di loro, sappiamo che non saranno mai i nostri figli (il blocco è stato causato dalla scoperta che alcuni bimbi in realtà non erano adottabili perché legati da vincoli di parentela non dichiarati, ndr); eppure riteniamo umano, giusto, civile saperli tutelati e perché no, poterli aiutare con un sostegno economico a distanza - ha spiegato Fabio Selini -. A quei bambini abbiamo fatto promesse che c’è stato impedito di mantenere, senza poi l’opportunità di scusarci».
Insomma, per i Selini non si tratta affatto di una questione economica, ma puramente affettiva. Sebbene abbiano speso circa 15mila euro per un’adozione-truffa, più le parcelle degli avvocati, il loro pensiero va sempre a Vova, così come chiamano il piccolo. Neanche le interrogazioni parlamentari né la Commissione Bilancio, né il Governo o la CAI (Commissione Adozioni Internazionali) hanno fornito loro alcuna risposta dopo quattro anni. Le iniziative della famiglia Selini e delle altre famiglie sono state tantissime, dalle interviste su giornali e tv, a petizioni, incontri con parlamentari, lettere e mail alle istituzioni.
L’appello al ministro. Recentemente Fabio Selini ha fatto consegnare direttamente al Ministro Maria Elena Boschi, nuova Presidente CAI, una lettera. «Ho chiesto che si agisca diplomaticamente per riallacciare i rapporti con il Kirghizistan e si conosca il destino dei bimbi coinvolti, che vengano approntate misure per risarcire le vittime e - provocatoriamente - che, quando partirà il processo a Savona (contro i vertici dell’ente di intermediazione Airone di Albenga, ndr), accanto a me e al mio dolore ci sia seduto il Ministro. Siamo stanchi di essere ignorati».
Alla Boschi è stata consegnata anche la foto dell’ultimo abbraccio tra la moglie Gessica e il piccolo Vova. «Doveva essere un arrivederci, è divenuto un addio», ha concluso Selini.
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