A Rovato l’edicola chiude per l’onda lunga della pandemia
Un bar ristorante storico - l’ex Pepe Nero, nel Foro Boario di piazza Garibaldi - ancora in cerca di gestore e un’altra edicola - quella di viale Cesare Battisti - che chiude i battenti, la terza dall’arrivo del Covid-19.
Non sono mesi facili per le attività commerciali, in particolare quelle dei servizi: l’onda lunga della pandemia «sociale» ed «economica» continua a fare male. A Rovato, cittadina da sempre fortemente vocata alla dimensione commerciale, i vuoti fanno rumore.
Pochi giorni fa la scadenza dei termini del bando comunale per la gestione dell’ex Pepe Nero, nel cuore dell’area mercatale, non ha ravvisato offerte. Il bar-ristorante, chiuso ormai da tre anni, resterà quindi ancora fermo. Quello del 15 febbraio è il secondo bando lanciato dall’Amministrazione dopo quello di fine 2018: in quel caso, sia il primo che il secondo aggiudicatario non erano riusciti ad aprire l’immobile. La pandemia, in questo, è stata decisiva: complicato trovare un operatore commerciale disposto a investire per garantire l’affitto al Comune e riarredare la struttura in tempi così incerti. Il Comune ha provato, nel secondo bando, abbassando il canone annuale da 30mila a 25mila euro, per sei anni rinnovabili di altri sei, ma questo non è bastato. L’Amministrazione ora apporterà nuovi correttivi, aprendo in primavera il terzo bando.
Per un bar-ristorante che non riapre, c’è un’edicola che chiude. È quella di viale Cesare Battisti, 101, a metà del lungo viale che porta dal centro storico alla stazione ferroviaria. Dopo quasi 8 anni di servizio il titolare, Daniele Lazzaroni, è stato costretto a dire basta: «La pandemia - spiega Lazzaroni, conosciuto nella cittadina anche per il suo impegno di capogruppo in Consiglio comunale con la civica Belotti - ha dato la mazzata definitiva a un settore già in crisi. Negli ultimi due anni ho perso almeno il 40% di fatturato: servivo una trentina di bar e tanti negozi, come estetiste e parrucchiere, tra quotidiani e riviste: tutto sparito. Anche ragazzini e famiglie, che acquistavano fumetti e piccoli giochi, dopo la prima ondata, non sono più tornati. Mi dispiace tantissimo, amavo quel lavoro, anche come servizio alla comunità, ma non si può stare aperti solo per pagare l’affitto».
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