A Pisogne la grotta delle meraviglie
«La sorgente Tufere non ha più segreti». Esulta così, a pochi minuti dalla conclusione della spedizione che l'ha visto impegnato per sette ore con due colleghi nella «grotta delle meraviglie», Luca Pedrali, lo speleosub per passione di casa a Chiari che solo qualche settimana fa abbiamo visto immergersi nel sifone Smeraldo.
Come l'altra volta nell'Abisso Buono Fonteno, anche nelle viscere del Gugliemo l'intento, ovviamente raggiunto, era quello di visitare luoghi inesplorati: «Mi sono addentrato nella sorgente Tufere (conosciuta dal 1700, ndr) per la prima volta nel 2010 - racconta il 45enne di professione impresario edile - e me ne sono innamorato: oltre ad essere la grotta più importante per profondità ed estensione del monte Gugliemo, è una delle più concrezionate della Lombardia. La prima volta sono riuscito a percorrere i primi 150 metri di questa sorgente completamente sott'acqua; lo scorso fine settimana, con dei colleghi, sono arrivato alla seconda immersione senza avere la giusta attrezzatura per affrontarla. E questa volta, sabato mattina, l'ho percorsa in salita insieme a Davide Corengia di Milano e Stefano Gallingani di Varese per 581 metri su un dislivello di 100 metri».
La spedizione, supportata dagli amici del Progetto Sebino che hanno aiutato i tre speleosub a raggiungere l'ingresso della sorgente, a Pisogne, sopra l'abitato di Govine, a 420 metri di altezza, ha preso il via nella tarda mattinata di sabato per concludersi sette ore più tardi. Ecco come è andata: «I primi 150 metri (che erano già stati esplorati, ndr) li abbiamo percorsi sott'acqua - racconta Pedrali -. Numerose sono le strettoie da 40x50 centimetri che ci hanno imposto, tra l'altro con una corrente molto forte, di far passare le bombole prima di noi. Quindi abbiamo raggiunto una forra: in risalita, nella grotta, ci siamo arrampicati per altri 150 metri. E, dopo aver attraversato tre pozzi, abbiamo scoperto una meravigliosa galleria subacquea molto stretta. Io e Davide ci siamo quindi immersi e l'abbiamo percorsa per 35 metri, ci siamo addentrati strisciando in un cunicolo lungo una decina di metri e ai nostri occhi si è presentata una nuova galleria allagata. Affrontata anche quella ci siamo arrampicati per qualche decina di metri fino a raggiungere una nuova cascata».
A quel punto, non avendo l'attrezzatura adatta per proseguire, sono tornati indietro: «Il nostro geologo di fiducia, Fabio Fenaroli, ci ha detto che se avessimo proseguito la spedizione - spiega - ci saremmo trovati, 150 metri dopo, in enormi gallerie. Intendiamo quindi tornarci presto organizzando un'esplorazione con tanto di campi interni». Soddisfatti dell'avventura, eseguita con il permesso del Comune che utilizza la sorgente per l'acquedotto insieme alla centrale idroelettrica, sono comunque i tre avventurosi speleosub: «Nessuno ha mai avuto il piacere di esplorare così in profondità la "grotta delle meraviglie" così denominata per la ricchezza di concrezioni. Noi l'abbiamo fatto per interesse personale ma anche per eseguire rilievi topografici». Una curiosità: «Nella sorgente abbiamo trovato dei gamberi di acqua dolce che verranno analizzati dai biologi del Progetto Sebino».
Barbara Bertocchi
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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