A Gussago volontari in campo per mappare gli alberi storici
Mentre il Comune di Gussago si appresta ad affidare l’incarico per il censimento del patrimonio arboreo municipale, i cacciatori e i volontari del «Gruppo Sentieri» forniscono una mappa degli alberi storici più interessanti del territorio.
Piante notevoli sotto il profilo della monumentalità e della resistenza, alcune delle quali, probabilmente, sono state messe a dimora negli anni in cui - e siamo all’Unità d’Italia - Angelo Inganni dipingeva il parco di villa Richiedei in un’assolata mattinata di giugno. Probabilmente - in attesa di conferme che deriveranno dagli approfondimenti tecnici - l’essenza più antica di Gussago è all’asilo Nava, un carpino bianco per il quale si ipotizza un percorso bicentenario.
Il Carpino. «Come quello della pozza del paradiso in Quaroncino - dice l’esperto, Alfredo Boroni, presidente Federcaccia Gussago e collaboratore per il "Gruppo Sentieri" - anche se dare un’età non è facile. So delle querce, specie Cerro, della Tesa di sopra che erano già presenti durante la prima guerra mondiale, ma di altre non abbiamo notizie né scritte né verbali». Questi imponenti monumenti arborei sono sopravvissuti con maggior frequenza nelle aree attorno a ville antiche o nei boschi estremi, segno che spesso il taglio, le potature eccessive o la rimozione di essenze arboree antiche è una pratica collegata all’espansione edilizia, che non ha tenuto conto dei valori delle piante stesse, anche laddove fossero collocate in aree verdi. Si potrebbe anche pensare, vista la collocazione di questi mastodonti, che essi siano stati lasciati crescere con maggiore frequenza nei pressi di poste di caccia.
Secolari. «Tra gli alberi più vecchi di Gussago - dice Boroni - vi sono il carpino bianco di Quaroncino, la ruer verda di Sella d’oca. Che hanno almeno 130 anni. Molti pensano che le sequoie di via Trieste siano antichissime. Sono splendide ma sono state piantate a metà anni ’70». Altra nota molto particolare di Gussago è la presenza del faggio. Si enumerano alcuni esemplari in quota oltre i 700 metri «anche se - sottolinea il presidente di Federcaccia Gussago - uno nella valle del Faido a Navezze sembra essere l’esemplare di faggio alla quota più bassa del nord d’Italia, naturalmente fra quelli non piantati in parchi o giardini. E non è escluso che proprio il toponimo "val del Fait", derivi dal nome di una o più piante monumentali di questa specie che devono aver trovato, in quell’area, un particolare microclima».
Viene racchiuso, nell’ideale mappa dei giganti verdi gussaghesi, un cipresso vecchio di almeno 150 anni vicino al Taglietto in Santissima - recentemente ripulito dai rovi e dalle sterpaglie, durante le preziose operazioni di manutenzione ad opera del Gruppo Sentieri - ; «specie non indigena però - conclude Alfredo Boroni - poiché portata in tempi storici come pianta ornamentale, per ville e giardini. Poi diventata la pianta dei cimiteri perché non perde il verde e il suo legno come quello del cirmolo e del cedro del Libano non fa i tarli ed è eterno».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato