A Gussago si sogna il Texas: scoppia la febbre dell'oro nero
La recentissima «febbre da miniera», focolaio tutto gussaghese, è altamente contagiosa.
La notizia - non confermata - di operatori di imprese minerarie, giunti in incognito nei mesi scorsi per analizzare il giacimento di rocce bituminose (dalle quali sarebbe possibile estrarre petrolio), abbandonato dagli anni ’40, in val Volpera, sta attirando in massa curiosi, scolaresche e solleticando l’interesse di studiosi e della stampa nazionale, a seguito dell’articolo pubblicato dal nostro giornale a febbraio.
È di pochi giorni fa l’intervista, rilasciata dal proprietario del terreno, Isacco Angiolino Gatta, ribattezzato il texano della Val Volpera, a «La Repubblica», che ha dedicato alla notizia una pagina intera. Anche alcune radio hanno contattato il vulcanico ex minatore originario di Bovegno, ora alla ricerca di un cappellone dalle tese larghe, stile cow-boy, per calarsi al meglio nella parte. La miniera gussaghese è stata anche il cardine dell’incontro alla fine di aprile al Museo di Scienze Naturali. L’associazione Asteria per la gemmologia e la mineralogia ha organizzato l’appuntamento «Il petrolio a Gussago» con relatore Renzo Tava. L’interesse è alto, a Gussago e non solo. L’ipotesi. Sarà possibile davvero estrarre petrolio da quel pozzo profondo? Quale azienda mineraria può essere interessata? I nuovi mezzi di estrazione all’avanguardia consentirebbero di ricavare un utile da questo scavo? Gussago potrebbe, di riflesso, diventare la nuova Dubai? Quesiti che stuzzicano la fantasia di moltissime persone, ma che non trovano, al momento, interlocutore.
Il sindaco Bruno Marchina, infatti, ha dichiarato che non è giunta in Comune alcuna richiesta da parte di società minerarie per poter effettuare questo tipo di operazioni, che sarebbero avvenute in Val Volpera. Un passaggio obbligato, in quanto, per disposizione di legge le miniere appartengono al patrimonio indisponibile dello Stato. Le attività di sfruttamento sono pertanto riservate allo Stato, che può consentire ai privati di svolgerle, a seguito del rilascio di una concessione.
Gli scavi iniziarono nel 1928: i costi di produzione e di estrazione degli scisti bituminosi ittiolici, però, superavano di gran lunga gli utili di realizzo del materiale estratto. Il progetto fu ripreso nel 1946, con scavi in profondità che permisero di raggiungere, in alcuni casi percentuali di bitume attorno al 43%, una percentuale notevole, a detta degli addetti al settore. Anche stavolta l’attività ebbe vita breve. Tecnologie all’avanguardia stanno permettendo oggi di estrarre petrolio da materiali con concentrazioni molto più esigue di bitume. Questo potrebbe essere uno dei motivi dell’interesse ricaduto su questa miniera.
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