Scuola

Un Dies Academicus da Capitale della Cultura con un occhio all'Europa

La cerimonia in Università Cattolica di via Trieste a Brescia si è svolta lungo questo doppio binario
DIES ACADEMICUS, UE AL CENTRO
AA

Un Dies Academicus da Capitale della Cultura, ma anche in chiave marcatamente europea. La cerimonia in Università Cattolica si è svolta lungo questo doppio binario, che attraversa la storia dell’ateneo di via Trieste e che conduce verso il futuro.

«In occasione della designazione della città di Brescia, insieme a Bergamo, come Capitale italiana della cultura 2023 - rimarca il rettore Franco Anelli nel discorso introduttivo - il contributo dell’ateneo non può che partire dalla vocazione di questo campus a essere una sede fortemente legata al territorio e, al tempo stesso, proiettata in una dimensione europea e internazionale. Ciò è e sarà sempre più possibile grazie alle sue sei facoltà, ai suoi 4.606 iscritti e ai numerosi progetti di ricerca e alle iniziative pubbliche, che annualmente promuove e organizza».

  • Dies Academicus all'Università Cattolica di via Trieste
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Sguardo orientato all'Ue

Nel fare questo la Cattolica si muoverà come sempre in un’ottica internazionale, con uno sguardo che abbraccia in primo luogo l’Unione europea. In questo senso, assicura il magnifico, l’ateneo «continuerà a prestare la massima attenzione alle dinamiche che interessano l’Ue attraverso il progressivo incremento dei suoi progetti di ricerca, a dedicare ampio spazio alla storia dell’integrazione europea nei propri piani di studio, a promuovere iniziative pubbliche che sensibilizzano i cittadini e le associazioni sui temi che rappresentano il cuore del messaggio europeo». Ma, ammonisce, «tutto questo impegno rischia di rimanere isolato e scarsamente efficace se non è ancorato a quel sistema di valori, di visioni, di prospettive che costituisce la cultura europea, che è il presupposto in assenza del quale un progetto unitario non sarebbe stato neppure pensabile».

Il supporto dell'Ebis

Di fronte alle grandi sfide che la attendono, la Cattolica avrà come sempre al suo fianco l’Ebis (Ente bresciano istruzione superiore), che, sottolinea il presidente Alessandro Azzi, «potrà accompagnare il corpo docente verso nuovi progetti di ricerca, convegni, seminari, master, avvalendosi della propria duttilità; potrà sviluppare un dialogo costante e costruttivo con le facoltà verso una più articolata intraprendenza in risposta alle domande del territorio; potrà portare a un’efficiente traduzione nel contesto locale del grande patrimonio di ricerche, saperi scientifici, messa a punto di pratiche di sostenibilità, analisi dei contesti economici, politici e sociali che l’ateneo sta sviluppando».

Le collaborazioni

La sede bresciana della Cattolica può vantare inoltre, come sottolinea Mario Taccolini, coordinatore delle strategie di sviluppo, su una crescente collaborazione con alcuni significativi stakeholders, come Fondazione Brescia Musei, Fondazione Poliambulanza, Confindustria Brescia, Fondazione della Comunità Bresciana, Diocesi, Editrice La Scuola, Editrice Morcelliana, Fondazione Aib, Fondazione Asm, Comunità e Osservatorio per il Turismo del Garda, Centro Teatrale Bresciano, Prefettura, Questura, Comune». Tutti compagni di viaggio con i quali guardare a un futuro in tensione costante verso la felicità di tutti.

La lectio di Pietro Benassi

Il Dies è stato impreziosito dalla lectio di Pietro Benassi, l’ambasciatore rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione Europea:  proprio dalla sede bresciana della Cattolica ha lanciato un monito di fronte alle sfide e alle crisi globali. «Gli eventi di questo ultimo anno - osserva - ci dimostrano che la guerra, la guerra territoriale, i bombardamenti, gli sfollati, i figli separati dalle madri, non è una nozione che appartiene a un passato oscurantista, ma una terribile realtà sempre dietro l’angolo; un mostro sempre pronto a riaprire le sue fauci. Di qui l'imperativo morale di guardare ai progressi compiuti in questi 70 anni con orgoglio, ma anche con la consapevolezza che non dovremo mai considerarli acquisiti per sempre, automaticamente garantiti. No, vanno considerati un bene comune; un bene prezioso. E pertanto va difeso».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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