Sapere, lavorare, servire, partecipare: la bussola per il dopo maturità
Sapere, lavorare, servire, partecipare. Quattro parole come punti cardinali, quattro verbi su cui interrogarsi prima di affrontare quella grande sfida chiamata maturità. Attorno al loro significato si sono confrontati stamattina, nel salone Vanvitelliano in Loggia, 140 studenti da 15 scuole superiori di Brescia e provincia che a giugno affronteranno il temuto Esame di stato: è la settima edizione di «Maturi al punto giusto», appuntamento annuale organizzato da Fondazione Comunità e scuola, Ufficio diocesano per la scuola e Ufficio scolastico territoriale di Brescia per aiutare i maturandi bresciani nell’orientamento e offrire loro un momento di confronto con alcuni «testimoni», adulti professionisti provenienti da diversi campi.
I testimoni
Quest’anno i testimoni erano 15: esponenti della politica cittadina, imprenditori, pedagoghi e psicologi, docenti, rappresentanti dell’associazionismo e del terzo settore. Ciascuno di loro sedeva a un tavolo, associato a una delle quattro aree tematiche, e a turno gruppi di ragazzi sedevano a dialogare, con la mediazione di un animatore: in questo modo, a rotazione, tutti i maturandi hanno potuto riflettere su tutti e quattro i temi. Una breve riflessione del testimone sul senso dell’essere maturi introduceva il tavolo, poi la parola passava agli studenti: a seconda del tema e dell’interlocutore, in alcuni tavoli prevaleva l’ascolto, in altri il dialogo, in altri ancora le domande incalzavano il testimone sull’onda della curiosità.
Generazione preziosa
«Maturi al punto giusto è un’iniziativa che non ha eguali nel nostro territorio e in Italia – ha detto il vicesindaco Federico Manzoni, tra i testimoni della mattina –. Vi consentirà anche di capire fino in fondo le opportunità che avete diventando maggiorenni e cittadini a tutto tondo, partecipi e attivi della vostra comunità». Sul senso delle quattro parole chiave ha voluto invece riflettere il vescovo Pierantonio Tremolada: «La vostra generazione è preziosa perché portate la visione di futuro, siete quelli che più sanno interpretare il presente e guardare avanti. Servire e lavorare si capisce perché sono importanti, ma gli altri due verbi, partecipare e servire, hanno una connotazione molto profonda: vi auguro che la vostra esperienza di vita sia contraddistinta da un sapere autentico che preparerà il vostro lavorare, in cui ci siano la volontà di partecipare e l’atteggiamento di fondo del servire, che ci chiede di superare la logica dell’interesse esclusivamente personale».
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