Perché gli insegnanti di sostegno specializzati stanno protestando

I corsisti del Tfa (Tirocinio formativo attivo) dell’Università Cattolica di Brescia hanno protestato a fianco degli insegnanti di sostegno specializzati e specializzandi di tutta Italia contro alcuni provvedimenti del Ministero dell’Istruzione che «ledono il diritto delle persone con disabilità a ricevere un’istruzione adeguata nel rispetto del loro progetto di vita».
La cronica insufficienza di docenti specializzati, soprattutto nella scuola primaria – con conseguente assunzione da interpello di persone che come insegnanti non hanno mai messo piede in una scuola e che non hanno una formazione adeguata per farlo – ha spinto il Ministro dell’Istruzione a ideare i corsi Indire.
Cosa sono i corsi Indire
Questi corsi consentono ad insegnanti precari con almeno 3 annualità sul sostegno e a quelli che hanno frequentato corsi esteri, di specializzarsi e di essere inseriti nella prima fascia della graduatoria. «Perché siamo contrari? – si legge in un comunicato diffuso dagli insegnanti – Perché sia i corsi Indire che i corsi di specializzazione esteri sono costruiti in modo da fornire una formazione qualitativamente povera e non comparabile a quella che invece viene offerta dal tradizionale corso Tfa che è ora arrivato alla IX edizione».
Il percorso tradizionale comprende 60 cfu, 9 mesi di lezioni in presenza (all’Università Cattolica di Brescia la frequenza è in media di 4 pomeriggi a settimana, sabato compreso), laboratori di didattica, 30 esami tra teorici e pratici, più di 200 ore di tirocinio: diretto, da svolgersi in una scuola dell’ordine corrispondente alla specializzazione e indiretto svolto in università insieme a dei tutor accademici. Come esame finale sono previsti: un elaborato teorico, un report di tirocinio e un prodotto TIC. Tutto ciò viene discusso a fine corso davanti ad una commissione che sarà tenuta a valutare i candidati.

I corsi Indire, invece, hanno una durata di 3 mesi, le lezioni vengono fatte in modalità online, non c’è nessun laboratorio, nessun tirocinio e, per concludere, come esame finale è prevista la sola elaborazione di un’unità didattica. «L’equiparazione dei titoli al termine di questi due percorsi così diversi – conclude la nota – ci sembra una colossale presa in giro anche e soprattutto verso le famiglie che vedono sminuire in modo sostanziale la professionalità che i loro figli meriterebbero di trovare nel loro percorso scolastico».
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