Nomine docenti, i sindacati chiedono un incontro all’Ufficio scolastico
Altro che tutti gli insegnanti in cattedra ai primi giorni di scuola. A quasi un mese dall’avvio del nuovo anno scolastico, il «balletto» tra scorrimento delle graduatorie per le supplenze e immissioni in ruolo da concorsi vari sta andando avanti.
A rilento, come si conviene alla complessa macchina organizzativa della scuola, con un andirivieni di docenti spostati da una provincia all’altra e con una prospettiva dei posti ancora in gioco per le nomine annuali che non è chiara a nessuno, nemmeno agli addetti ai lavori.
Tanto che i sindacati hanno chiesto un incontro con l’Ufficio scolastico territoriale per cercare di avere contezza della situazione. Lo riferisce Luisa Treccani, segretaria della Cisl Scuola: «In effetti l’Ust, su nostra sollecitazione, ha fornito un quadro. Sappiamo che, come da bollettino del 27 settembre, le nomine sulle Gps (Graduatorie provinciali supplenze) sono state 573; altre 147 con il turno del 4 ottobre. Ma non abbiamo idea di quante siano state le rinunce e quanti, rispetto ai 3.500 posti disponibili in totale, siano stati coperti e quali no. Perciò abbiamo chiesto un incontro e siamo in attesa della risposta».
Un groviglio di nodi
Man mano che si esauriscono le graduatorie delle varie classi di concorso e avanzano cattedre o spezzoni orario, la «palla» passa alle scuole che devono dapprima consultare la propria graduatoria d’istituto, poi attingere dagli elenchi di «vicinorietà», ossia degli istituti di tutta la provincia. Solo a quel punto, se nemmeno qui hanno reperito aspiranti, possono partire con gli «interpelli» docenti, la novità di quest’anno che ha sostituito le Mad: si tratta, in pratica, di avvisi pubblicati sul proprio sito istituzionale e anche sui siti degli uffici scolastici regionali, per comunicare che c’è da attribuire una o più cattedre relative a una determinata classe di concorso.
Tra le graduatorie che risultano esaurite, nel Bresciano, vi sono - spiega Treccani - classi di concorso come: infanzia, sostegno infanzia e sostegno primaria, matematica e fisica, scienze e tecnologie informatiche, conversazione lingua francese, inglese e tedesco. E ai primi interpelli (una trentina finora) si è già arrivati anche a Brescia.
Insomma, un bel groviglio di nodi. E a farne le spese sono, oltre agli stessi insegnanti, gli studenti e le loro famiglie. Tanto più che a complicare ulteriormente il tutto ci si è messo il concorso Pnrr, che non solo prevede assunzioni fino alla fine dell’anno (con il probabile cambiamento d’insegnante magari a un terzo dell’anno scolastico), ma che pure ha introdotto vincoli per i docenti che passano in ruolo e che, a differenza che in passato, se in forza su incarichi annuali da Gps non possono rimanere dove sono per svolgere l’anno di prova (cosa invece possibile per chi occupa un posto vacante).
Lo ricorda la professoressa Vanda Mainardi, dirigente dell’Istituto comprensivo di Leno: «Ho perso diversi docenti, che hanno dovuto addirittura cambiare provincia. Non se ne capisce la logica, a scuola già avviata: queste operazioni si potevano fare prima e, purtroppo, andranno avanti fino al 31 dicembre». L’istituto della prof. Mainardi ha dovuto, a causa della mancanza di risorse, sospendere il tempo pieno per una settimana.
«Ci siamo sentiti molto impotenti in questa vicenda. È un danno per la scuola, i bambini, le famiglie. Ora abbiamo ripreso, sono arrivati i supplenti, anche se l’operazione non è ancora completa e non lo sarà per tanti altri istituti. Non si tratta solo, preciso, di trovare qualcuno che occupi quel posto, ma che entra nella cultura di una scuola e ne condivide la progettualità educativa».
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