«Maturando privatista: rischio di saltare i test universitari»
La maturità, in tempi di pandemia, non è uguale per tutti. Mentre plaudono studenti e professori sulle modalità di svolgimento del nuovo esame di Stato, con l’unica prova orale e una commissione di membri interni presieduta da un solo esterno, c’è una categoria di maturandi che non appare per nulla contenta, anzi si sente discriminata.
È quella dei privatisti, ossia gli studenti che per motivi disparati - spesso legati a problemi di salute, lavoro o perché frequentano a livello agonistico un’attività sportiva - hanno scelto di preparare da casa il programma degli ultimi anni scolastici.
Sono 350 nella nostra provincia - e ben 17mila in Italia - e, nel decreto firmato dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, a loro è riservato un «canale» speciale: dovranno affrontare l’esame non a giugno, bensì nella sessione straordinaria, prevista di solito a settembre. Ne deriva non un’astratta questione di calendario, ma l’impossibilità di poter sostenere i test di ingresso per iscriversi alle facoltà a numero chiuso, che di solito si svolgono proprio alla fine dell’estate, o di poter intraprendere un nuovo percorso lavorativo.
In effetti, il Dl Scuola dell’8 aprile ammette all’esame di Stato, in modalità anche telematica, tutti gli studenti dell’ultimo anno degli istituti secondari superiori, anche se hanno conseguito gravi ed estese insufficienze. Invece, con la chiusura delle scuole, non è concesso ai candidati esterni di sostenere nello stesso periodo né gli esami di ammissione, che, si legge nell’articolo 1 si svolgeranno «al termine dell’emergenza epidemiologica» (senza indicazione precisa), né l’esame conclusivo.
Il popolo dei privatisti si sente deprivato dei propri diritti e destinatario di una disparità di trattamento, che non trova giustificazione. «Ho perso un anno a causa di problemi personali, non per demeriti, avendo sempre avuto una media dell’8 - fa presente un aspirante maturando esterno -. Ho intrapreso la via del privatista poiché non mi sembrava necessario trattare di nuovo argomenti su cui ero (e sono) preparato. Ora, come tutta Italia, sono chiuso in casa, sto portando avanti lo studio e la situazione si fa sempre più difficile. A tutto ciò si aggiunge adesso il decreto sui privatisti».
«Rischio di essere tagliato fuori da molte università, secondo una logica priva di senso verso coloro che per motivi personali, familiari o di salute, hanno intrapreso questa strada, aggiungendo la beffa al danno che già sta caratterizzando tutto il Paese» lamenta un altro, e si definisce «uno studente privatista, non uno studente di serie B».
Molti hanno scritto, in questi giorni, alla stessa ministra per esternare le loro ragioni e chiedere che la loro prova di ammissione possa essere sostenuta a distanza utilizzando gli stessi metodi previsti per gli studenti «tradizionali». L’intenzione, se non saranno ascoltati, è di avviare un ricorso collettivo. Già subito dopo il decreto è partita la petizione online «Lucia Azzolina: Maturità 2020, parità di diritti per i Privatisti», che in poche ore ha raccolto migliaia di firme.
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