Scuola

«Mamma, a 17 anni vado in Australia»

La storia di Simone che partirà per Myrtelford l’11 luglio e per un anno frequenterà un college, vivendo in una famiglia del posto
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«Mamma, voglio andare a studiare all’estero». Una richiesta che sempre più genitori si sentono proporre dai figli. Che fare, quindi? Le possibilità oggi sono tante, ma c’è un limite: l’anno di scuola superiore fuori dai confini nazionali si può attuare in quarta. Un bel problema se i ragazzi chiedono di «espatriare» già al primo anno: tenere a freno la loro curiosità e la voglia di conoscere una nuova cultura non è sempre facile.

É successo così a Simone Bonafini, studente al terzo anno al liceo Golgi di Breno: aspetta da un triennio di viversi questa «vacanza prolungata» fuori dall’Italia. Oggi finalmente la quarta superiore si profila all’orizzonte e le valigie sono quasi pronte, compreso un bel biglietto aereo di sola andata - l’11 luglio - per Myrtelford, cittadina che si trova sull’asse Melbourne-Sidney. Simone partecipa al Rye (Rotary young exchange), progetto che permette ogni anno a centinaia di studenti di trascorrere da qualche giorno a un anno all’estero, seguiti dalla rete di volontari Rotary. «Ho sentito parlare un ragazzo di questa esperienza qualche anno fa e sarei voluto partire subito - racconta Simone -, ma ho dovuto aspettare fino in quarta. Ora è arrivato il momento. Molti vanno negli Usa, ma io ho scelto l’Australia perché mi sembra molto più particolare, con tante differenze rispetto a noi». Simone andrà a studiare in un college cattolico e poi vivrà in una famiglia. «Non ho esitazioni - continua - ma so che mi mancheranno famiglia e amici. Con i mezzi che ci sono oggi possiamo però sentirci e vederci ogni giorno».

Il 17enne (festeggerà il compleanno appena atterrato) ha già in tasca qualche carta da giorcarsi: da gennaio, in famiglia (composta da papà, mamma, due fratelli e una sorella) c’è un nuovo componente. Si tratta di Isabella Star, una 16enne australiana che a Breno frequenta la seconda liceo. «Qui in Italia si studia parecchio - racconta -, molte materie teoriche che noi non abbiamo. Mi trovo bene e sono felice». Nel frattempo, i Bonafini stanno migliorando l’inglese, con benefici che si ripercuotono su tutta la famiglia. moss

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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