AI: per gli studenti bresciani è già abitudine, ma c’è chi è prudente

Nada El Khattab
Durante un incontro con il tecnologo Massimo Chiriatti all’Itis Castelli, duemila studenti si sono confrontati sul presente e sul futuro dell’Intelligenza artificiale
Gil studenti all'incontro sull'AI - © www.giornaledibrescia.it
Gil studenti all'incontro sull'AI - © www.giornaledibrescia.it
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Come vivono i ragazzi l’Intelligenza artificiale? La scuola può essere uno spazio per usare l’AI in modo creativo? E in che modo la macchina artificiale può influenzare il futuro lavorativo dei nativi digitali?

Sono queste le domande che si sono posti i duemila studenti delle scuole secondarie di II grado di Brescia e provincia all’evento« YOU&AI - Incoscienza artificiale» all’Itis Castelli di Brescia. Il progetto – promosso dalla Fondazione Soldano e giunto alla terza edizione – ha avuto l’obiettivo di sensibilizzare i giovani sull’uso consapevole della tecnologia e sulle nuove frontiere dell’AI.

Il tecnologo

Sul palco anche il tecnologo Massimo Chiriatti - © www.giornaledibrescia.it
Sul palco anche il tecnologo Massimo Chiriatti - © www.giornaledibrescia.it

«Non dobbiamo avere paura dei nuovi strumenti, né tantomeno vietarli». A parlare è Massimo Chiriatti, tecnologo e chief technology and innovation officer di Lenovo Italia –. Ormai stiamo capendo che non è il caso di proibire l’uso dell’AI, ma di cambiare il paradigma. Oggi gli studenti non si limitano a chiedere all’intelligenza artificiale di scrivere una tesina, ma la usano per farsi interrogare – spiega il professore –. Si instaura così un vero dialogo con la macchina». E sono proprio le giovani generazioni ad avere stabilito questo rapporto che rappresenta «la differenza tra chi sa usare questo strumento e chi no», dice l’esperto. Alcuni di loro sono ancora scettici, altri utilizzano l’AI ma con prudenza e c’è chi, invece, l’ha già integrata nella propria quotidianità.

Le testimonianze

Luigi Paoletti, 17 anni, frequenta il liceo classico Cesare Arici e per lui l’AI è una grande opportunità: «Per me è un mezzo incredibile che ci permette di capire al meglio ciò che ci circonda. Io la uso quotidianamente per organizzare al meglio le mie giornate o, a volte, per pianificare il mio studio. Credo sia un modo gratuito e intelligente per migliorarsi». Anche Lara Tomasi, sua coetanea e compagna di istituto, la pensa così: «Non temo l’intelligenza artificiale. Anzi, personalmente ritengo che in futuro possa essere uno strumento sempre più utile, in grado di offrire nuove posizioni lavorative».

C’è chi poi sogna in grande: «Se un giorno dovessi creare un software di intelligenza artificiale, sicuramente lo creerei nell’ambito artistico o culturale – dice Cesare Zenobi, 19 anni, studente dell’Istituto Cesare Arici di Brescia –. Sono per me due ambiti molto validi e mi piacerebbe realizzare un progetto in questa direzione». Per il giovane si tratta di uno strumento di grande utilità ma solo se utilizzato con prudenza. «Ho usato più volte l’AI, soprattutto Chatgpt, e confesso che lo trovo molto vantaggioso. Bisogna però fare attenzione e usare questi mezzi senza mai perdere la propria creatività, altrimenti diventa un pericolo».

I timori e la rassicurazione

Non manca chi, invece, fa un passo indietro e guarda ancora con sospetto alla tecnologia. «Un po’ temo l’intelligenza artificiale», confida Martina Ransenigo, studentessa 18enne del Castelli. «Non nego che ogni tanto la uso per fare delle ricerche, tuttavia credo che possa rappresentare un rischio perché potrebbe degenerare in fretta».

L’esperto però rassicura: «Non bisogna temere che l’AI sottrarrà completamente il lavoro all’uomo. Dobbiamo ricordare che ogni professione comprende al suo interno diverse attività, molte delle quali sono ripetitive, pericolose o alienanti. È qui che entra in gioco il ruolo della macchina, ossia andare a sostituire queste mansioni. Il progresso della nostra civiltà è dato da quanto noi siamo stati bravi a cedere questi lavori alla macchina per far sì che noi facciamo altro».

AI e arte

Novità di questa terza edizione è l’incontro dell’intelligenza artificiale con l’arte: «Oggi abbiamo bisogno sia di ragazzi che si occupano di numeri sia di quelli che svolgono professioni più umanistiche», spiega il tecnologo Chiriatti.

«È necessario mettere insieme questi due mondi. La dicotomia tra Steam – science, technology, engineering, arts and mathematics – e soft skills è qualcosa del passato. Il futuro dell’AI ha bisogno di entrambe le visioni».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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