Scuola

Cultura a Brescia, offerta variegata che si apre al mondo giovane

Nella quinta puntata di Fuoriclasse su Teletutto protagonisti i ragazzi del «Lunardi» di Brescia
Fuoriclasse, la puntata con gli studenti del Lunardi
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Cultura al centro della quinta puntata di questa stagione di «Fuoriclasse», che arriva al giro di boa. Un tema importante, in prospettiva 2023, con Bergamo e Brescia che hanno posto alle basi del progetto per la «Capitale», il fare sistema. Protagonisti gli studenti dell’Istituto Lunardi di Brescia che hanno dialogato, insieme ai conduttori Davide Briosi e Fabio Gafforini, con Francesca Morandini, conservatrice di Fondazione Brescia Musei.

Si parte subito chiedendo un voto, un punteggio, all’offerta culturale della città. «Brescia ha un punteggio alto, che parte da lontano: se oggi siamo riconosciuti come punto di riferimento a livello italiano e non solo, lo dobbiamo a chi ci ha preceduto - spiega Francesca Morandini -. Una stagione archeologica come quella vissuta a inizio ’800 dalla nostra città, la scoperta del Capitolium e della Vittoria Alata, la costituzione del museo patrio nel 1830 arrivando fino alla creazione della rete museale. Questa è una storia che riempie d’orgoglio e aiuta a tenere presente l’interesse e la cura di Brescia verso il suo patrimonio. Non dico dieci ma nove, perché bisogna avere sempre margine di miglioramento. Abbiamo un patrimonio che va dalla preistoria alle collezioni contemporanee».

Svolta digital

Si è parlato poi di come l’esplosione dei social network abbia aiutato gli operatori culturali della città a promuovere i tesori bresciani: fino a qualche anno fa i visitatori più giovani erano «un buco nero», dice Morandini. La digitalizzazione è infatti un tema sul quale Fondazione Brescia Musei ha lavorato, anche sfruttando il periodo pandemico, con la produzione di materiale digitale per studenti e insegnanti. E tra i siti più in voga, il più frequentato è Santa Giulia, un unicum che attraversa, con le sue sezioni, la storia d’Italia e d’Europa, dai monili nelle vetrine alle domus romane, dalla croce di Desiderio al Coro delle Monache.

Anche il Capitolium, con l’arrivo della Vittoria Alata, ha avuto riscontri notevoli e, in prospettiva, si sta invece lavorando per far conoscere di più la Pinacoteca Tosio Martinengo. Ma i sistemi museali, dai più piccoli ai più grandi, potranno rappresentare in qualche modo, anche nelle nostre valli, la modalità per fare sopravvivere questi luoghi di memoria? «Alla base ci sono l’economia di scala, la possibilità di confronto e la sussidiarietà. Se c’è un supporto per le realtà più piccole da parte di quelle più grandi, c’è anche possibilità di crescita per tutti - conclude Morandini-. E questo avviene anche nel mondo del lavoro, dove si mettono a frutto le esperienze e le cose che si hanno a disposizione. Se ci sono poi competenze e contenuti per le quali vale la pena investire, sono dell’idea che bisogna farlo, sempre».

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