Scuola

Andando a lezione da Starbucks: l'Alternanza negli Usa

L’alternanza scuola-lavoro negli Stati Uniti: esperienze e riflessioni di un consulente per il digitale del governo del Massachusetts
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In un anno e mezzo di lavoro ho incontrato una decina di commessi, receptionist e segretari; una mezza dozzina di camerieri e baristi; tre animatori estivi; un cuoco e un bagnino. Non lavoro in un’agenzia interinale ma per l’ente che si occupa di politiche digitali nel Massachusetts, uno Stato nel Nordest degli Stati Uniti. Ogni estate organizziamo uno stage per studenti universitari, e tra il 2017 e il 2018 sono stato responsabile per l’assunzione di 48 giovani in questo programma.

Ho revisionato 250 curriculum e sottoposto 78 candidati ad un colloquio: un’esperienza che mi ha dato una prospettiva particolare sul rapporto tra lo studio ed il lavoro in questo Paese. Se in Italia l’alternanza scuola-lavoro durante le superiori è stata imposta legalmente dalla riforma «Buona Scuola», negli Stati Uniti si tratta invece di una pratica relativamente spontanea. A livello nazionale, nel 2017 circa il 23 per cento dei liceali con più di 16 anni ha partecipato alla forza lavoro, ed è comune incontrare questi ragazzi dietro il bancone di una gelateria o, nel mio caso, a fare domanda per uno stage pagato.

Chiedevo a tutti di queste esperienze durante i colloqui. Come futuro datore di lavoro, volevo sapere che tipo di rapporto avrebbero avuto con il loro capo e i loro colleghi. Non mi interessava sapere se avrebbero detto «sì» a qualsiasi richiesta. Volevo, invece, che fossero capaci di riflettere su scelte e scenari diversi, di reagire adeguatamente e di assumersi le loro responsabilità.

Questi studenti di Economia, Scienze politiche o Informatica avranno prospettive lavorative in linea con le loro lauree, ma nel frattempo questi lavori «umili» li hanno aiutati a sviluppare la loro professionalità e ad imparare come gestire il loro tempo. Lavorare nell’industria dei servizi sviluppa la capacità di prendersi cura del cliente, che può essere l’utente di un servizio pubblico così come l’acquirente di un paio di jeans. Allo stesso tempo, lavorare non vuol dire sacrificare lo studio: i candidati per il nostro stage uniscono il lavoro con buoni risultati scolastici durante le superiori e studi in buone università successivamente.

In Italia, l’alternanza scuola-lavoro cerca di portare una nuova visione di formazione. Ci sono stati casi di studenti che hanno subìto incidenti, accuse di «sfruttamento» per collocazioni in lavori sgradevoli e proteste. Ma queste controversie hanno sorvolato il fatto che queste esperienze hanno lezioni da insegnare, anche per il liceale che si ritrova al McDonald’s. Esistono differenze importanti tra il modello americano e quello italiano, specialmente il fatto che gli studenti americani sono pagati per quello che fanno. Ciò non vuol dire che i giovani italiani non possano anche loro trarre lezioni sul come rapportarsi con il mondo del lavoro. Scuola e lavoro non sono gli opposti di una scelta binaria, ma gli estremi di uno spettro con molteplici combinazioni possibili che permettono ai giovani di combinare diversi tipi di apprendimento in contesti diversi.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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