Un'altra estate di meduse: attenzione alla «Caravella»

L'aria è quella triste, a dir poco, di chi teme di vedere compromessa in parte la propria avvenenza: «Guarda cosa mi è successo». E la gentile signora di cui stiamo parlando scosta lievemente il lembo della leggera gonna estiva che indossa per mostrare il misfatto.
Chi si aspetta un seguito boccaccesco, però, rimarrà deluso: si tratta solo di un infortunio marittimo tutto sommato abbastanza comune, un'«ustione» provocata da una medusa. Ma quella che abbiamo visto non è una ferita come tante: vasta, molto evidente, testimonia di un'«aggressione» decisamente violenta, non una delle solite.
La memoria, allora, corre subito a notizie lette già l'anno scorso e rilette in questa estate così rovente, almeno fino a qualche giorno fa. La notizia era relativa all'ingresso nel Mediterraneo e nei mari che lo compongono (per ora solo in quelli occidentali, Tirreno e Ligure) di un silenzioso nemico dei bagnanti, ma non solo: un animale acquatico il cui nome scientifico è «Physalia Physalis», che ha come definizione volgare quello di «Caravella portoghese».
L'aggressore invisibile
Non abbiamo titolo per stabilire se la ferita sia stata effettivamente inferta dalla Physalia, ma la zona corrisponde a quella degli avvistamenti (l'episodio a cui facciamo riferimento è accaduto nel mare della Corsica nei pressi della Spiaggia di Loto, non lontano da Saint Florent, sulla costa nordoccidentale dell'isola francese) e la «dinamica» fa decisamente propendere per la «Caravella»: «Ero in acqua con la maschera, non ho visto assolutamente niente, ma ho solo sentito un improvviso e violentissimo dolore, quasi una scossa elettrica», questo il racconto della «vittima».
In effetti la «Physalia» è particolarmente subdola: l'animale, uno cnidario della classe degli idrozoi, ha un «corpo» (cioè un sacco di galleggiabilità) lungo circa 15 centimetri, ma è dotata di tentacoli il più lungo dei quali arriva ai venti metri, secondo alcuni addirittura a trenta. Ecco perché è sostanzialmente invisibile.
E... non è una medusa
Non abbiamo usato, a proposito della Physalia, il termine «medusa». Perché... non è una medusa. Si tratta infatti di una colonia eteromorfa formata da un individuo galleggiante (pneumatoforo) da cui penzolano polipi specializzati nelle varie funzioni (alimentare, riproduttiva, difesa); da tali polipi partono i lunghi tentacoli di cui si diceva. Ma l'aspetto più preoccupante è costituito dal veleno dell'animale, anzi dai veleni, che contengono sostanze cardiotossiche e neurotossiche addirittura capaci di uccidere un uomo. Il che, secondo la ben nota fantasia di chi scrive sui giornali e parla in tv, le ha subito assegnato il nomignolo di «medusa killer» (in effetti, come abbiamo già detto, non è una medusa e, ovviamente, non è un «killer»).
Che cosa ci faccia nel Mediterraneo, non è chiaro: il suo habitat è l'Atlantico e quindi è ovvio che in qualche modo la «medusa» ha attraversato lo stretto di Gibilterra. La teoria più diffusa è che a provocare la migrazione sa stato l'innalzamento della temperatura proprio del Mediterraneo. I primi avvistamenti risalgono all'anno scorso, intorno a giugno. E quest'anno si sono ripetuti, perlopiù al Sud, in particolare al largo delle Baleari, nel medio Tirreno e fino nel mar Ligure. Nulla nei mari orientali, Ionio ed Adriatico.
Un guaio per pesca e turismo
Ma, appunto, nel «Mare Nostrum» anche le meduse «normali» sembrano aver trovato un habitat particolarmente accogliente: segno di un mutamento ambientale? Può darsi. Ed a sua volta il mutamento ambientale, se effettivamente c'è, è prodotto da un riscaldamento globale della terra? E, a sua volta, il riscaldamento globale è dovuto davvero alle attività umane? Lasciamo le risposte a chi le ha e diamo un'occhiata anche alle meduse vere e proprie, che mettono a repentaglio la pesca (indicata, fra l'altro, come una delle cause del loro aumento) ed il turismo balneare.
Belle e dannose
Attualmente nelle acque italiane navigano parecchie specie, prima quelle innocue: Velella, che viene definita anche «barchetta di San Pietro»; Cotylorhiza, una delle più belle meduse del Mediterraneo: l'ombrello può misurare anche 30 cm; Mnemiopsis, molto dannosa per l'ecosistema marino: ha invaso la laguna di Orbetello; Rhizostoma: il diametro del suo ombrello può arrivare a 60 cm e l'animale può pesare fino a 10 kg; Phyllorhiza , il cui avvistamento è in attesa di conferma: non infligge punture dolorose. Nel 2009 un esemplare è stato visto per la prima volta lungo le coste italiane all'isola di Tavolara, in Sardegna.
Poi quelle urticanti: Pelagia, che dal caldissimo 2003 si è impadronita del bacino occidentale (la stragrande maggioranza delle punture di meduse sono ascrivibili a questa specie); Chrysaora, che vive in Atlantico e si spinge molto a nord, in Mediterraneo non è abbondante; per chiudere così come abbiamo aperto, con la già citata Physalia.
Giuseppe Antonioli
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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