Scienza

Un bidone per ripulire le acque dalla plastica

Arriva dall'Australia la soluzione che potrebbe ripulire, almeno in parte, i mari e i laghi dai rifiuti
Quello della plastica nei mari e nei laghi è uno dei problemi ecologici di maggior rilievo del ventunesimo secolo
Quello della plastica nei mari e nei laghi è uno dei problemi ecologici di maggior rilievo del ventunesimo secolo
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Domenica al porto di Rivoltella i volontari del Wwf Bergamo-Brescia e i sub dei gruppo Talata Sub hanno prelevato dal lago rifiuti di plastica di ogni genere. L’iniziativa ormai ricorrente ha avuto come risultato un raccolto ancora troppo abbondante.

«Se abbiamo cestini sulla terra ferma, perché non in mare?». Questo è lo slogan con cui due surfisti australiani, Andrew Turton e Pete Ceglinski (ora CEOs di The Seabin Project) hanno dato il via, due anni fa, a un crowdfunding raccogliendo 62.000 dollari per cominciare a produrre i seabins (ovviamente con plastiche di riciclo). 

Letteralmente «bidone del mare», il seabin è un cestino galleggiante che acchiappa tutta la plastica che incontra divorandola: dalle buste alle bottiglie, dai cotton fioc alle fibre microscopiche invisibili a occhio nudo. Riesce a raccogliere anche filtri delle sigarette e una percentuale di petrolio e inquinanti presenti sulla superficie dell’acqua.

Il problema delle plastiche, sia macro che micro, nei nostri mari, laghi e oceani si sta rivelando sempre più insidioso. Secondo l’UNE, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, l’Italia, con le sue 90 tonnellate di rifiuti giornaliere, è il terzo paese che contribuisce maggiormente all’inquinamento del Mediterraneo, dove si concentra il 7% delle microplastiche globali, rendendolo una delle aree più colpite al mondo.

Ma il problema riguarda anche le acqua interne. Già nel novembre dei 2016 il Giornale di Brescia aveva reso noti i dati raccolti dalla campagna itinerante di Legambiente sul campionamento delle microplastiche presenti nei laghi d’Italia. In particolare il lago d’Iseo, insieme al lago Maggiore, era il più inquinato d’Italia. Il lago di Garda non si posizionava molto meglio. 

La startup Seabin Project distribuisce questo bidone in 70 paesi del mondo. Costa circa 3.300 euro e ha pochi costi di manutenzione: solo la corrente necessaria a ricaricare la pompa, anche se è adattabile all’utilizzo dell’energia solare. È destinato a fare da spazzino in un ambiente chiuso, come un porto, dove i rifiuti si accumulano, ma può anche essere attaccato alle boe o alle navi che solcano il mare. Lavora 24 ore su 24, sette giorni su sette. Galleggiando l'orlo resta appena sotto la superficie, l'acqua, che entra, viene filtrata ed espulsa mediante una pompa elettrica mentre i rifiuti restano all'interno del contenitore. Riesce a pompare fino a 25.000 litri d'acqua all'ora e la manutenzione è abbastanza semplice: va svuotato ogni due settimane circa. È stimato che un solo bidone sia in grado di raccogliere fino a mezza tonnellata di plastica in un anno.

La benefit corporation italiana LifeGate, insieme a partner privati come Volvo car Italia e Whirlpool, ha già posizionato diversi seabin in alcuni porti marittimi italiani: a Savona, Cattolica, Venezia, Fano e San Benedetto del Tronto. Potrebbe essere una soluzione ecologica anche per gli specchi d’acqua della nostra provincia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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