Proteina alleata dei tumori, un bresciano tra i ricercatori
Ha anche una firma bresciana, quella del professor William Vermi, la ricerca che ha portato all’individuazione della proteina che permette ai tumori di crescere: una scoperta importantissima perché la conoscenza di questa proteina consente di bloccare le cellule del sistema immunitario chiamate macrofagi, che da tempo si sono rivelate tra le migliori alleate dei tumori.
La scoperta è pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas, ed è stata condotta da Emanuele Giurisato, del dipartimento di Medicina molecolare e dello sviluppo dell’Università di Siena, con Cathy Tournier, dell’Università di Manchester, e William Vermi dell’Università degli studi di Brescia.
I macrofagi sono noti per essere le «cellule spazzino» del sistema immunitario, ma recentemente si è capito che possono essere riprogrammate quando interferiscono con il micro-ambiente che si crea quando le cellule sane diventano tumorali. In questa loro nuova identità, resa possibile dalla proteina chiamata ERK3, i macrofagi diventano alleati dei tumori e li aiutano a crescere.
Di conseguenza la proteina ERK3 potrebbe diventare il bersaglio di futuri farmaci, come indicano i test che nei topi sono riusciti a bloccare la crescita dei tumori: eliminandola è possibile ridurre il numero dei macrofagi e bloccarne l’azione.
«Siamo riusciti a dimostrare come nei topi la crescita di carcinoma si sia ridotta in assenza della proteina ERK-5, mentre contemporaneamente si sia creata una situazione infiammatoria anti-tumorale», ha dichiarato Giurisato. «Questi risultati - ha aggiunto lo studioso - accrescono la possibilità che andare a colpire i macrofagi pre-tumorali attraverso una terapia che sopprima la proteina ERK-5 costituisca una nuova strategia per future cure anticancro».
Lo studioso bresciano. William Vermi, bresciano, classe 1970, si è laureato in Medicina e chirurgia nel 1996 e nel 2001 ha conseguito la specializzazione in Anatomia patologica. Lungo il suo percorso, ha tra l’altro passato due anni negli Stati Uniti, nel laboratorio del professor Robert Schreiber della Washington University School of Medicine of Saint Louis.
Nel 2003 ha vinto il premio per giovani ricercatori messo a disposizione dalla Fondazione Berlucchi e da anni collabora a progetti di ricerca finanziati dall’Airc. È professore associato di Anatomia Patologica al Dipartimento di Medicina molecolare e traslazionale dell’Università degli studi di Brescia.
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