Promesse di guarigione: possibilità o illusione?
In Internet, se si digita «guarire dal diabete» nel motore di ricerca Google, si ottengono circa 200 mila risultati. Titoloni, quasi strillati, invitano a seguire diete più o meno miracolose e terapie mirabolanti che promettono la completa guarigione nel giro di poche settimane. Contestualmente a tali pubblicizzazioni, iniziano a squillare senza sosta i telefoni dei luoghi in cui si cura il diabete e di quelli in cui gruppi di pazienti si incontrano per cercare di migliorare la loro qualità di vita.
Per questo, in occasione dell’annuale assemblea dell’Associazione Diabetici della Provincia di Brescia, che si è svolta sabato scorso a Medicina, il tema di salute approfondito da Silvia Bonfadini, diabetologa dell’Unità operativa di Diabetologia dell’ospedale Civile diretta da Umberto Valentini, aveva come titolo: «Guarire dal diabete è possibile?».
Il medico ha da subito sgombrato il campo da scorciatoie che invitano a curare la malattia senza farmaci e insulina. E si è soffermata sui diversi tipi di diabete, ponendo un accento particolare sul diabete di tipo 1 che riguarda il 10% del totale delle forme di diabete e su quello di tipo 2.
«Qualunque sia il tipo di diabete e il trattamento farmacologico utilizzato, un corretto stile di vita è la premessa indispensabile per ottimizzare il controllo metabolico e per prevenire le complicanze croniche della malattia» sottolinea la dottoressa Bonfadini.
Nel diabete di tipo 1 la persona perde rapidamente la capacità di produrre insulina. Dal diabete di tipo 1 non si può guarire, ma impegno e motivazione nel rispetto della terapia insulinica, una dieta sana e l’attività fisica facilitano il raggiungimento di un ottimo controllo della glicemia. Al momento, non esiste una cura per il diabete mellito di tipo1 e l’unica terapia possibile è la somministrazione esogena di quello che l’organismo non può produrre autonomamente: l’insulina. Le persone affette, infatti, devono sottoporsi per tutta la vita alla terapia insulinica che viene somministrata prevalentemente con iniezioni nel tessuto sotto cutaneo da cui poi si diffonde a tutto l’organismo.
Compito dell’insulina esogena (somministrata tramite iniezione) è quello di simulare quanto più possibile l’azione dell’insulina endogena (prodotta dall’organismo) sia per quanto riguarda l’insulinizzazione basale (costante nell’arco della giornata) e acuta (in seguito ai pasti) e quindi permettere un normale utilizzo del glucosio da parte delle cellulle sia a digiuno sia dopo aver mangiato. Negli ultimi anni, i risultati della ricerca scientifica hanno reso la terapia per il diabete di tipo 1 molto più semplice da seguire. Oggi i pazienti diabetici possono raggiungere l’obiettivo del controllo dei valori della glicemia molto più facilmente e senza rinunciare alle spontaneità e alla flessibilità della vita di tutti i giorni. L’evoluzione della scienza, tuttavia, non conosce soste.
Questo significa che ci sono buone prospettive per arrivare, un giorno, al pancreas artificiale, al trapianto di insule pancreatiche da donatore o a quello di pancreas. In entrambi i casi di trapianto il paziente, per evitare il rigetto, dovrà assumere una terapia immunosoppressiva per tutta la vita.
Per il trapianto di insule, inoltre, si devono tener conto anche altri problemi, legati alla terapia antirigetto e alla sua tossicità (sono in corso studi-pilota nell’uomo per l’uso di micro-capsule); alla ridotta disponibilità di pancreas da donatori umani (occorrono in media due o tre pancreas di donatore cadavere per estrarre e purificare una massa sufficiente di insule da trapiantare).
In proposito, è allo studio l’uso di insule di suino microincapsulate (studi-pilota in Nuova Zelanda su dieci pazienti).
Poi, vi è il capitolo delle cellule staminali: la ricerca sta studiando la possibilità di utilizzare cellule embriologicamente anche molto distanti dalle cellule Beta e riprogrammate in senso endocrino per produrre insulina. Infine, ricerche sono in corso sull’immunoterapia: una terapia che blocca la reazione immunitaria che distrugge beta cellule del pancreas senza danneggiare il restante sistema immunitario.
Nel diabete di tipo 2 la capacità di produrre insulina non viene persa immediatamente. Nella fase iniziale della malattia, l’organismo riduce la sua capacità di utilizzare l’insulina prodotta (insulinoresistenza). Il pancreas, che all’inizio compensa il fenomeno aumentando la produzione di insulina, perde gradualmente la sua capacità di produzione.
La terapia del diabete di tipo 2 punta allora a ridurre l’insulinoresistenza e a rallentare l’evoluzione del diabete.
Obiettivi si raggiungono, innanzitutto, migliorando le abitudini di vita: ridurre la sedentarietà, aumentare l’ esercizio fisico, diminuire nell’alimentazione la quantità di calorie in generale e di grassi animali in particolare. A questo, si può aggiungere una terapia farmacologica con l’assunzione quotidiana per lunghi periodi, o per sempre, di determinate classi di farmaci.
Anna Della Moretta
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato