Pacemaker senza fili per la fibrillazione atriale

Uno dei primi impianti al mondo di pacemaker miniaturizzato è stato effettuato all’Ospedale Civile da Antonio Curnis e Luca Bontempi responsabili del Laboratorio di elettrifisologia e elettrostimolazione della Cardiologia diretta da Marco Metra. Si chiama Nanostim ed è prodotto dalla multinazionale americana St. Jude Medical e differisce dai pacemaker convenzionali per essere talmente piccolo da poter essere posizionato direttamente all'interno del cuore, senza quindi la necessitá di collegare elettrodi cardiaci ad un generatore esterno al cuore.
Questo consente di ridurre il rischio di infezioni e di evitare le complicanze cliniche legate agli elettrodi che, sebbene rare, possono essere piuttosto fastidiose. L'impianto avviene per via transvenosa attraverso un sistema di rilascio che consente di posizionare il pacemaker direttamente all'interno del ventricolo destro.
«Agli Spedali Civili di Brescia ogni anno vengono effettuati circa 700 impianti di pacemaker - riferisce il professor Antonio Curnis -. Da oggi, in casi selezionati, avranno anche la possibilità di fruire di questa nanotecnologia estremamente innovativa».
Il primo paziente è stato un uomo di 85 anni con fibrillazione atriale e lunghe pause ventricolari. La nuova rivoluzionaria tecnologia e l'innovativa tecnica di impianto hanno consentito di effettuare la procedura in soli 11 minuti riducendo il recupero post operatorio del paziente rispetto alla procedura convenzionale.
«Con questa novità tecnologica - continua Curnis - non siamo più costretti ad utilizzare il bisturi e punti di sutura ma tutta la procedura viene effettuata con strumenti che si introducono attraverso una semplice puntura all'inguine, in maniera molto meno invasiva».
I pacemaker tradizionali usati per la terapia delle bradicardie consistono in uno o più sottili cavi elettrici, chiamati elettrocateteri, portati attraverso le vene all'interno del cuore sotto guida di raggi X, e collegati ad una batteria di circa 3 x 4 cm. L’impianto di questi pacemaker prevede un’incisione cutanea chirurgica a livello pettorale e l’utilizzo dell’anestesia locale per creare una tasca sotto la cute in cui collocare la batteria.
Il numero delle persone che ogni anno necessita dell’impianto di questi dispositivi è in continuo aumento: a livello nazionale sono più di 4 milioni i portatori di dispositivi per la stimolazione cardiaca e più di 700.000 pazienti sono sottoposti a questa procedura ogni anno.
Sebbene la procedura non sia eccessivamente invasiva, e le complicanze siano relativamente poco frequenti, vi è comunque circa un 3% di rischio di malfunzionamento degli elettrocateteri ed 1% di rischio di infezione in sede di batteria che può arrivare fino all'interno del cuore.
Il nuovo dispositivo è l'unico disponibile sul mercato con sistema di stimolazione e batteria incorporati. Si tratta di un piccolo cilindro della lunghezza di 4.2 cm e del peso di 2 grammi, con un volume complessivo di un centimetro cubo. La durata media della batteria è di circa 8 anni, variando da un minimo di 5 ad un massimo di 18 anni.
La bradicardia corrisponde ad una bassa frequenza cardiaca, temporanea o permanente, convenzionalmente al di sotto di 60 battiti al minuto. La bradicardia sinusale può risultare da un eccessivo tono vagale, da una diminuzione del tono simpatico, o da cambiamenti anatomici del nodo del seno. È presente fisiologicamente nei soggetti sportivi e durante il sonno.
In genere, il trattamento della bradicardia asintomatica non è necessario. La fase acuta della bradicardia sintomatica può essere risolta tramite la somministrazione di atropina per via endovenosa, che esercita un effetto parasimpaticolitico.
Nei pazienti sintomatici in scompenso cardiaco è preferibile l’impianto di pacemaker definitivo, per evitare la somministrazione a lungo termine di farmaci che, aumentando la frequenza cardiaca, hanno non trascurabili effetti secondari.
La stimolazione atriale è preferibile a quella ventricolare in quanto preserva la sequenzialità della conduzione atrio-ventricolare.
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