Scienza

Il vaccino anti Covid low cost potrebbe arrivare dalle uova

Già oggi sono la base per gli antinfluenzali. La ricerca non si ferma: si lavora anche su vaccini spray o in pillole.
Prosegue la ricerca sui vaccini, soprattutto per trovare soluzioni low cost
Prosegue la ricerca sui vaccini, soprattutto per trovare soluzioni low cost
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Anche se alcuni vaccini anti Covid sono già sul mercato la ricerca non si ferma, e se tutto andrà bene nei prossimi mesi arriverà una nuova generazione più facile da produrre e somministrare rispetto a quella attuale, dal vaccino spray a quello in pillole a quello low cost ottenuto dalle uova come quelli antinfluenzali.

Proprio di quest'ultimo stanno per iniziare i test sull'uomo, racconta il New York Times, secondo cui nella fase preclinica i risultati sono stati molto soddisfacenti. I test, la cui prima fase dovrebbe concludersi il prossimo luglio, saranno condotti in Vietnam, Thailandia, Brasile e Messico, sotto l'egida del Path Center for Vaccine Innovation and Access, una alleanza «specializzata» nel portare i vaccini nei paesi più svantaggiati.

Il vaccino si basa su una versione della proteina spike del Sars-CoV-2 ideata da Jason McLellan, un ricercatore dell'università del Texas i cui studi hanno portato anche allo sviluppo di quelle usate nei vaccini tutt'ora in uso. La proteina è inserita in un virus innocuo per l'uomo, che viene fatto crescere nelle uova, lo stesso procedimento usato nel vaccino antinfluenzale.

Tra i test che verranno condotti c'è anche quello di una versione in spray nasale. «Un vaccino di questo tipo - spiega McLellan - potrebbe raggiungere una popolazione più ampia nel mondo rispetto a quella che ha avuto la prima ondata di vaccini. Specialmente nei paesi a basso e medio reddito, che per ora ne hanno ottenuto solo una frazione».

Proprio un vaccino spray sembra essere in cima alla lista dei desideri dei ricercatori. L'università di Oxford, la stessa del vaccino Astrazeneca, sta facendo ricerche su questo tipo di versione, così come quella del Wisconsin, ma anche la californiana Meissa Vaccines e molti altri.

Anche sul vaccino in pastiglie, che come quello in spray avrebbe il vantaggio di non necessitare di temperature molto basse, si stanno cimentando in molti, dall'americana Vaxart all'israeliana Oramed.

Se sul fronte dell'immunizzazione la ricerca nel mondo ha tagliato già molti traguardi, quella su possibili farmaci segna invece il passo. Bocciate quasi tutte le cure riciclate, dall'idrossiclorochina al plasma iperimmune, che come il remdesivir sembra funzionare solo all'inizio dell'infezione, qualche risultato si sta avendo dagli anticorpi monoclonali, su forme però lievi o moderate della malattia. Le speranze sono appuntate su nuove molecole capaci di inibire le infiammazioni causate dal virus, che però sono ancora nelle prime fasi della sperimentazione e non arriveranno prima di fine anno.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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