Icnologia. Orme d'antica pietra, piste di dinosauri

Si chiamano icnologi, e l'oggetto dei loro studi sono le tracce lasciate da organismi animali.
Sul territorio della provincia di Brescia la scoperta più recente e scientificamente più rilevante che ha richiesto l'intervento di questi specialisti ha riguardato le orme fossili di dinosauro segnalate sul Comune di Zone, indagate da un gruppo di studiosi afferenti al Museo di Storia Naturale di Brescia, al Museo di Storia Naturale di Milano, all'Università La Sapienza di Roma e al Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento.
Riuscire a ricostruire quali specie animali sono state presenti sulla terra nel passato partendo dalle loro orme non è impresa facile. L'impronta viene accuratamente misurata in lunghezza, larghezza e profondità e, mediante l'utilizzo di tecniche paleontologiche, consente di ottenere attraverso l'analisi della forma e della quantità di orme indicazioni relative al peso e alle caratteristiche biometriche dell'animale che l'ha lasciata.
Ulteriori informazioni possono derivare dall'analisi in laboratorio di calchi appositamente realizzati sul luogo del ritrovamento, ma questo tipo di intervento può talvolta risultare dannoso per il reperto, e i dati ottenuti non consentono di ottenere una precisione assoluta.
Un gruppo di geologi e paleontologi trentini, tra i quali anche alcuni di quelli intervenuti a Zone, ha collaborato con la Fondazione Bruno Kessler di Trento per lo studio di tre orme di dinosauro scoperte, ad una quota di quasi duemila metri, in una galleria del Monte Buso, nella zona delle Piccole Dolomiti che si estende in una vasta area compresa tra le province di Vicenza e di Trento.
Una nuova tecnica di indagine utilizzata in quest'area del massiccio del Monte Pasubio si è avvalsa dell'utilizzo del laser a scansione, strumento idoneo poiché in grado di ricavare in modo assolutamente non invasivo l'immagine di un oggetto. Le orme analizzate possono essere visualizzate tridimensionalmente sullo schermo di un computer, fatte ruotare e ingrandite con un grado di risoluzione che può raggiungere il decimo di millimetro, quindi superiore alla capacità di analisi ottenibile dall'occhio umano.
L'utilizzo dei rilievi ottenuti con il laser a scansione sulle orme presenti nella galleria, scavata nella roccia dai soldati austriaci durante la Prima Guerra Mondiale, sta contribuendo a gettare luce non solo sugli animali che le hanno generate, ma anche sulle caratteristiche dell'ambiente giurassico all'epoca della loro formazione. Autori delle orme indagate sono infatti dilofosauri, dinosauri bipedi carnivori lunghi tra i 6 e gli 8 metri e pesanti tra i trecento e i quattrocento chili.
Nel Giurassico Inferiore gli studiosi ritengono che in quest'area del Trentino l'ambiente fosse costituito da una vasta pianura fangosa lontana dal continente, ma la presenza di orme di grandi dinosauri non è compatibile con tale contesto, pertanto le terre emerse dovevano trovarsi più vicine a questa, e tale ipotesi ridisegna la paleogeografia italiana.
La geologia, la paleontologia, l'icnologia e il laser gettano nuova luce sul passato, e le montagne non smettono di riservare nuove affascinanti scoperte. I primi ritrovamenti significativi in questa zona sono avvenuti proprio quasi un secolo fa durante la Grande Guerra: nella celebre «strada delle 52 gallerie», costruita dal Genio Minatori, sono state rinvenute già nel 1917 le orme dei primi dinosauri del Vicentino.
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