Etologia. Eleganza felina il leopardo Uncia

Di tutti i felini è uno dei meno conosciuti e dei più affascinanti e misteriosi. Parliamo del leopardo delle nevi (Uncia uncia), animale fotografato per la prima volta nel 1977 dal naturalista George Schaller, studiato con impegno a partire solo dagli anni Ottanta, meno di trent'anni fa, e per lungo tempo considerato quasi una creatura mitologica.
Ad alimentare l'alone di leggenda che ha circondato questa specie per decenni, e non ancora del tutto dissolto, è soprattutto l'ambiente frequentato e la conseguente difficoltà di avvistamento. Le aree in cui è presente l'animale sono infatti impervi pascoli e zone rocciose e innevate di alta montagna, distribuite all'interno di una fascia altitudinale compresa tra i 3mila e i 4.500 metri, e suddivise nel continente asiatico tra Nepal, Tibet, Pamir e Mongolia. Inoltre le sue abitudini sono prevalentemente notturne, o concentrate nei periodi dell'alba e del tramonto.
Più che un vero e proprio leopardo questo animale, che può raggiungere i 75 chilogrammi di peso, presenta una pelliccia di colore bianco e grigio con macchie nere che fanno ricordare il giaguaro. Lo caratterizzano un'ampia cavità nasale che favorisce il riscaldamento dell'aria prima del suo passaggio nei polmoni, arti anteriori corti e posteriori molto più lunghi. Le zampe pelose che ricordano quelle della lince favoriscono il passaggio su terreni nevosi, mentre la lunga coda a striature nere rende più agevole il transito e il mantenimento dell'equilibrio sui pendii ripidi.
La sua dieta è principalmente composta da pecore selvatiche e capre, tuttavia si nutre di qualsiasi tipo di carne, comprese marmotte, lepri, altri piccoli mammiferi, cervi, stambecchi e yak. Nei confronti dell'uomo non mostra aggressività e si allontana appena percepisce la sua presenza, allertato dai sensi della vista e dell'udito che sono molto sviluppati.
È l'uomo viceversa a rappresentare un pericolo per il leopardo delle nevi. La sua pelliccia è infatti molto ambita dai bracconieri, la medicina tradizionale cinese utilizza le ossa dei cuccioli al posto di quelle di tigre, e i pastori lo cacciano anche mediante il posizionamento di trappole quando avvengono predazioni di capi di bestiame. Quest'ultimo tipo di evento, analogamente a quanto accade nelle aree dolomitiche, alpine e prealpine interessate dalla reintroduzione dell'orso bruno, viene rimborsato dalle aree protette della Kanchenjunga Conservation Area e del Sagarmatha National Park, e tale misura assicurativa sembra dare interessanti risultati in termini conservazionistici. Secondo i più recenti dati a disposizione infatti sulle montagne himalayane del Nepal il numero dei leopardi delle nevi è aumentato. A livello planetario l'International Found for animal welfare e la Wildlife Conservation Society stimano in poche migliaia il numero di animali complessivi di questa specie, tuttora inserita nella lista rossa di quelle gravemente minacciate compilata dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.
Un contributo importante per la tutela di questa specie è arrivato dall'Italia. Il professor Sandro Lovari, esperto di fauna selvatica montana e titolare di cattedra all'Università di Siena, ha infatti avviato un progetto di ricerca pluriennale che ha consentito di inquadrare con un livello di definizione mai raggiunto le caratteristiche del comportamento e l'habitat dello snow leopard.
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