Scienza

Come salvare la vita a ricci, merli, rondoni o ghiri

Nel periodo di massima riproduzione - da maggio a settembre - è facile imbattersi in uccellini, ricci, scoiattoli. Come fare per accudirli
  • Alcuni selvatici tratti in salvo
    Alcuni selvatici tratti in salvo
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  • Alcuni selvatici tratti in salvo
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    Alcuni selvatici tratti in salvo
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Merli, passerotti, pipistrelli, ma anche ricci, scoiattoli e ghiri. Quello attuale è per gli animali cosiddetti selvatici il periodo di massima riprodizione. Facile dunque imbattersi in uno di questi esemplari con pochi giorni di vita sulle spalle. Così come facile è farsi intenerire e pensare di soccorrerlo. Se l’intenzione è più che buona, non sempre le azioni che la succedono sono corrette.

Incontriamo Caterina Giuffreda, volontaria e dirigente provinciale delle Guardia Nazionale Ambientale del distaccamento di Brescia, che può guidarci nella condotta migliore da tenere in presenza di un rondone o di un piccolo merlo smarrito.

«Lo raccolgo, o no?». Vanno raccolti solo gli animali realmente in pericolo, o feriti. In particolare i volatili vanno sempre raccolti se sono senza piume, eccezion fatta per i piccoli merli che letteralmente si buttano dal nido pur non sapendo volare, ma che vengono seguiti dai genitori e alimentati a terra. Altro animale da non toccare è il piccolo del riccio. Se avvenisse il contatto con l’uomo, la madre non lo riconoscerebbe più come prole e divorerebbe il piccolo. Vanno invece sempre raccolti i rondoni, perché una volta fuori dal nido non sono in grado di spiccare il volo. Gli uccelli non hanno l'ofatto e non sentono il nostro odore perciò cui se li spostiamo da un punto all’altro (ovviamente raggio di pochi metri) per un reale pericolo ( es. uccellino sulla strada lo sposto in un giardino) i genitori lo seguono.

La prima cosa da fare in presenza di un piccolo selvatico è osservarlo per capirne le condizioni di salute generali. L’obiettivo è però sempre lo stesso: far arrivare l’animale al Cras, il centro di recupero di fauana selvatica, luogo deputato alla riabilitazione e rimessa in libertà. I selvatici, infatti, non si possono detenere per legge.

«Dove lo metto?». Una volta raccolti vanno trasportati in scatole di cartone arieggiate. Le normali scatole da scarpe, bucherellate, vanno più che bene. Da evitare, invece, le gabbie o i trasportini che potrebbero ferire l’animale.

«Cosa gli dò da mangiare?». Altro capitolo: l’alimentazione. Assolutamente da evitare il pane ammollato in latte o acqua che rischierebbe di dilatarsi nel gozzo e nello stomaco e portare l’animale alla morte per soffocamento. Meglio il digiuno al cibo scorretto. Via libera invece all’acqua che si può introdurre direttamente in bocca o nel becco.

«Come lo recapito?». Il cittadino può autonomamente trasportare l’animale nei due Cras di riferimento per il territorio bresciano: quello di Paspardo (392/9276538) e quello della Valpredina (035956140). Se il cittdino fosse impossibilitato può contattare il reperibile di fauna della Polizia Provinciale al numero 335/1440187.

In alternativa puà rivolgersi proprio allo sportello della Guardia Nazionale Ambientale di via Romiglia (tel: 030/3748027, lunedì e giovedì mattina o il mercoledì pomeriggio). Proprio il distaccamento di Brescia ha firmato dal primo di giugno una convenzione con il corpo di Polizia Provinciale che stabilisce un’attività di supporto per i selvatici trovati, garantendo due viaggi ai Cras a settimana. E proprio dal primo di giugno sono circa un centinaio quelli approdati ancora vivi e bisognosi di cura nei due centri.

«E i pipistrelli?». Esiste uno sportello chirotteri a cui rivolgersi che risponde al numero 347/3941266

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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