Scienza

Catturato un neutrino cosmico: perché è una cosa pazzesca

La cattura di neutrini cosmici era considerata una delle più difficili sfide della fisica moderna
Gli inafferrabili neutrini cosmici - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Gli inafferrabili neutrini cosmici - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Erano incatturabili. Erano. Perchè grazie alla cattura, avvenuta il 22 settembre 2017 in Antartide nell'ambito dell'esperimento IceCube, di una singola copia di queste particelle è adesso possibile afferrarle.

La sorgente da cui derivano è un blazar, tra i più violenti fenomeni celesti conosciuti, ovvero una galassia che nel suo cuore ospita un buco nero ad alta attività che divora la materia che lo circonda. Si stima che soltanto una galassia su 100.000 abbia queste caratteristiche. Il neutrino ha compiuto per giungere fino a noi un viaggio di circa 4,5 miliardi di anni.

La scoperta, attesa dagli astrofisici di tutto il mondo, è il frutto del lavoro di centinaia di scienziati e decine di istituti di ricerca, con un fondamentale contributo italiano. È l'inizio di un'avventura unica, dato che queste particelle elementari sono considerate la chiave per svelare il mistero dell'origine dei raggi cosmici, la pioggia di particelle cariche che bersaglia continuamente la Terra ad energie altissime.

Saperne di più sui neutrini permetterà inoltre di conoscere meglio molti fenomeni violenti e misteriosi dell'universo, come i nuclei galattici attivi, i quasar e i lampi gamma.

Il neutrino è una particella subatomica elementare (quindi indivisibile) di massa piccolissima, un milione di volte minore di quella di un elettrone, e di carica elettrica nulla. Solo una frazione infinitesimale di neutrini interagisce con la materia, la maggior parte la attraversa senza lasciare traccia. Ogni secondo ognuno di noi viene attraversato, senza alcuna conseguenza, da più di 400.000 miliardi di neutrini, principalmente provenienti dal Sole.

La cattura di neutrini cosmici era considerata una delle più difficili sfide della fisica moderna. Solo pochissimi di essi, circa 15 l'anno, interferiscono con la materia, ha detto l'astronomo Paolo Padovani, dell'Osservatorio Europeo Australe (Eso) e autore di uno degli articoli che descrivono la scoperta.

Se da oggi le infinitesimali particelle appariranno un po' meno misteriose, la possibilità di osservarne i segnali offre un'altra opportunità, che si aggiunge alle recente tecniche per la rivelazione delle onde gravitazionali, per comprendere la storia e la natura dei processi che si verificano nell'Universo.

 

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