Un ragazzo su due nel Bresciano soffre d’ansia o ha sintomi depressivi
La metà dei ragazzi bresciani soffre di sintomi depressivi (43%) e ansiosi (47%), al di sopra della soglia di interesse clinico. Tra gli under 25 emerge un’alta presenza di comportamenti impulsivi e maladattati, in particolare tra le ragazze: si parla di autolesionismo, binge-eating (abbuffate di cibo) e consumo eccessivo di alcool.
Questo è, in estrema sintesi, quanto emerge dal progetto di ricerca sulla salute mentale «Survery 2022», svolto dall’Irccs, Istituto San Giovanni di Dio - Fatebenefratelli di via Pilastroni, in città: in evidenza viene posta l’elevata frequenza di segnali depressivi e ansiosi tra la gioventù della nostra provincia.
L’indagine si è sviluppata in due fasi: una prima analisi è stata effettuata nel periodo pre-Covid, con il coinvolgimento di 716 studenti. È seguita una seconda valutazione che ha sondato un campione di oltre 7000 studenti appartenenti a nove istituti superiori di Brescia e all’Università degli studi di Brescia, con un’età inferiore ai 25 anni.
La valutazione
«L’obiettivo della ricerca era indagare i livelli di disregolazione emotiva dei ragazzi - spiega Roberta Rossi, psicoterapeuta del Fatebenefratelli -. Per farlo, abbiamo cercato di capire se le alterazioni nei processi biologici, legati alla risposta allo stress, erano associate a questa disregolazione. Molti hanno riportato aspetti significativi di sofferenza psicologica. Si tratta di situazioni che meritano interventi di prevenzione per evitare che quello che adesso è un segnale possa cronicizzare e diventare un quadro clinico».
L’indagine è stata presentata lo scorso lunedì 10 giugno alla sala dell’emeroteca in piazza Paolo VI dall’associazione Spazio Civico, nata dall’esperienza della lista civica Castelletti Sindaco alle scorse elezioni comunali.
Tema delicato
«Come membri della lista, cerchiamo di dare un contributo alla comunità bresciana attraverso eventi di formazione e informazione - ha spiegato, in quella circostanza, la psicologa e psicoterapeuta Flavia Cristofolini -. Quello della fragilità giovanile è un tema delicato su cui da sempre insistiamo. L’obiettivo è sviluppare una cultura psicologica all’interno della società perché è fondamentale che ci sia non solo un’educazione sportiva del cittadino, ma anche una psicologica».
Presente all’evento anche Angelo Mattei, responsabile del centro specialistico La Fenice di viale Duca degli Abruzzi. La sua attenzione si è rivolta in particolare agli adulti: «Tra i genitori c’è spesso disorientamento di fronte al disagio dei propri figli. Quando i ragazzi si chiudono in camera e si ritirano silenziosi, a volte per intere giornate, si dà per scontato che stiano bene. In realtà, il loro è un urlo silenzioso che l’adulto fatica a percepire come comunicazione. I ragazzi hanno bisogno di confronto e fiducia. Non basta più il "Ciao com’è andata oggi a scuola?», servono spazio mentale e apertura al dialogo».
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