Tumori bambini, a Brescia 11 case per chi viene da lontano per curarsi
![L'ospedale Civile (archivio) - Foto © www.giornaledibrescia.it](https://api.gdb.atexcloud.io/image-service/view/acePublic/alias/contentid/18n61xe3h5kccpr3xlh/3/l-ospedale-civile.webp?f=16%3A9&w=826)
Tempi di degenza ridotti e migliore qualità di vita. Sono gli obiettivi del servizio di assistenza domiciliare integrata rivolto ai bambini onco-ematologici in cura agli Spedali Civili di Brescia.
Attivato nel 2012 dall'Associazione Bambino Emopatico (Abe), il progetto è in parte finanziato grazie al Bando di Gilead Sciences Community Award Program e può contare su 11 case protette dove i bambini e le loro famiglie, trovano assistenza dal punto di vista sanitario, psicologico, economico-assistenziale.
L'Associazione fornisce a titolo gratuito ai piccoli pazienti che arrivano al reparto di oncoematologia degli Spedali Civili di Brescia da tutta Italia, e alle loro famiglie, gli alloggi e l'assistenza di un'equipe multidisciplinare composta da un medico, un infermiere e uno psicologo, sostenendo inoltre le spese delle utenze e fornendo il materiale sanitario necessario (mascherine, siringhe ecc.), i pacchi alimentari per le famiglie in difficoltà, i trasporti da e per l'ospedale.
«Ogni anno — spiega Fulvio Porta, direttore del reparto di Oncoematologia Pediatrica e Trapianto di Midollo Osseo dell'Ospedale dei Bambini di
Brescia — arrivano nel nostro reparto circa 40 nuovi casi di leucemia e tumori; 30 sono i nuovi casi di immunodeficienza, in arrivo per la maggior parte da diverse parti d'Italia e dall'estero. Ogni anno a Brescia più di 30 bambini effettuano il trapianto di midollo osseo».
Spesso, per avere la speranza di guarire, il bambino e la sua famiglia sono costretti a spostarsi lontano dal paese di origine. In questi casi «è importantissimo — secondo Luciana Corapi, presidente Abe — permettere ai bambini malati di condurre una vita simile a quella dei coetanei sani. All'interno delle case Abe è possibile ricreare, seppur lontani da casa, un ambiente familiare in grado però di garantire la necessaria continuità delle cure che tenga conto dei numerosi bisogni clinico-assistenziali dell'intero nucleo familiare».
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