Protesi anca e ginocchio in un giorno: a Brescia il futuro dell'ortopedia
Una protesi in un giorno: succede all’istituto clinico Città di Brescia, dove i pazienti possono già sottoporsi all'intervento chirurgico di posizionamento di una artroprotesi in formula day hospital. Dunque, entrare in ospedale alla mattina e uscire la sera, per un'operazione che in genere richiede una degenza di 8/10 giorni.
Una possibilità che esiste grazie all’applicazione di una tecnica mininvasiva per l’impianto delle protesi, all’anca o al ginocchio, che prevede un tempo di intervento ridotto (circa 30-40 minuti), la conservazione della muscolatura, con conseguente scarse perdite ematiche e ridotto dolore post-operatorio. Una tecnica messa a punto dal dottor Tommaso Vetrugno, che sarà ospite di Daniela Affinita mercoledì 23 novembre a Obiettivo Salute, su Teletutto alle 20.30. Con lui, la paziente Ornella Campagnaro, il collega Pierluigi Cormio, terapista della riabilitazione, e Monica Rossi, infermiera referente Rapid recovery.
La prima paziente
Durante la puntata sarà illustrato proprio il caso di Ornella Campagnaro, una donna di Vicenza di 60 anni, a cui è stata impiantata la protesi all’anca con questa tecnologia, proprio alla clinica Città di Brescia, che è gestita dal Gruppo San Donato. Il dottor Vetrugno, responsabile dell'Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia, ha operato la paziente, affetta da una coxartrosi degenerativa: un intervento chirurgico programmato alle 9, con dimissioni alle 19 dello stesso giorno. Durante la giornata, la paziente ha iniziato gli esercizi riabilitativi, ha deambulato con buona autonomia, ha salito e sceso le scale con l'ausilio delle stampelle.
Fast track surgery
La tecnica prevede un approccio multidisciplinare mediante fast track surgery, introdotto a Brescia dallo stesso dottor Vetrugno nel 2017: consiste nella gestione del paziente da parte di un team formato da chirurgo, anestesista, fisiatra, infermieri e i fisioterapisti.
Si parte dalla preparazione del paziente pre-intervento, una chirurgia e una gestione anestesiologica mininvasiva che abbia il minor impatto possibile, con l'obiettivo di facilitare la mobilizzazione precoce e l'immediato ritorno alla normalità (il paziente ad esempio si alimenta normalmente e cura i propri bisogni il giorno stesso dell'intervento).
Solitamente l'impianto di una protesi d'anca richiede in media una degenza di alcuni giorni (in Italia 8-10) nei quali si imposta il percorso di riabilitazione da eseguire al domicilio o in strutture dedicate.
Non per tutti i pazienti
La chirurgia protesica in day surgery rappresenta quindi un cambiamento rilevante e una grande opportunità per casi selezionati: «Questo tipo di percorso infatti è applicabile a pazienti in ottime condizioni di salute e fortemente motivati a rientrare immediatamente al proprio domicilio. Non è quindi un approccio adatto a tutti ed è bene sottolineare come il paziente stesso abbia un ruolo di primo piano nell'intraprendere questo percorso» avverte il dottor Tommaso Vetrugno, pioniere in Italia nell'applicare questo protocollo che è in vigore, da qualche anno, in alcuni centri negli Stati Uniti e nel Nord Europa.
Per permettere alla paziente di far ritorno a casa in sicurezza è necessario il coinvolgimento di un caregiver (generalmente un familiare) e la disponibilità del medico di Medicina generale che assistano direttamente il paziente e lo aiutino nel percorso di recupero sempre in sinergia con il team. «Io e la mia équipe monitoriamo a distanza la paziente grazie al supporto della telemedicina e dei vari strumenti informatici e di comunicazione, interagendo anche con il medico di base della signora per illustrare la procedura e le attività post-intervento. È essenziale che tutte le parti coinvolte siano collaborative e disponibili al lavoro da remoto» aggiunge il dottor Vetrugno.
Lo specialista impiega lo stesso protocollo anche per le protesi di ginocchio. «La day surgery rappresenta il futuro dell'ortopedia. I vantaggi sono molteplici per il paziente, che può fare subito ritorno al domicilio, ai suoi affetti e alle proprie abitudini. Del resto è ormai risaputo che il rapido ritorno in un ambiente famigliare abbia il grande vantaggio di accelerare la guarigione e ridurre i rischi, ad esempio quelli infettivi.Ma anche le strutture ospedaliere ne traggono un beneficio poichè possono dimettere in sicurezza i pazienti sottoposti a questa procedura, riservando posti letto per coloro che necessitano di intervento tradizionale o che abbiano comorbilità tali da escludere la day surgery» conclude il dottor Vetrugno.
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