Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson: le differenze
La campagna di vaccinazione in Italia può contare su quattro vaccini anti-Covid approvati: tre già disponibili e uno in arrivo a metà aprile. Si tratta di Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca (ora rinominato Vaxzevria) e di Johnson & Johnson. Nei prossimi mesi dovrebbe aggiungersi anche l'italiano ReiThera, ipotizzabile in autunno, mentre all’esame dell’Ema (European Medicines Agency) ci sono il russo Sputnik, il tedesco CureVac e lo statunitense Novavax.
A differenza di altri Paesi nel mondo dove il cittadino ha la possibilità di scegliere quale siero farsi inoculare, come succede ad esempio negli Emirati Arabi, la somministrazione per gli italiani segue direttive ben precise, che tengono conto del piano vaccinale in vigore. Come abbiamo verificato in più occasioni, le indicazioni relative all'età dei potenziali vaccinati subiscono ritocchi anche in corso d’opera, legati al fatto che i dati scientifici a disposizione sono tuttora in evoluzione, per cui le regole sono altrettanto soggette a cambiamenti. A seconda delle disponibilità dei vaccini, in Italia la maggior parte delle persone è stata vaccinata con i vaccini di Pfizer-BioNTech e Moderna, finora raccomandati principalmente agli over 80 e ai soggetti più deboli. Le altre categorie sono state immunizzate con tutti e tre i vaccini attualmente a disposizione.
Facciamo allora il punto su quali sono i vaccini attualmente in uso, a chi vengono somministrati e come funzionano contro il coronavirus.
Pfizer-BioNTech
È indicato per i soggetti a partire dai 16 anni. È realizzato con una tecnologia innovativa, cioè quella dell'mRNA messaggero. Il suo funzionamento consiste nell'utilizzare la sequenza del materiale genetico del Sars-CoV-2, ossia l'acido ribonucleico (Rna), che rappresenta il messaggero molecolare che contiene le istruzioni per costruire le proteine del virus. L'obiettivo è quello di somministrare direttamente l'mRna che controlla la produzione di una proteina contro la quale si vuole scatenare la reazione del sistema immunitario. In questo caso la proteina è la Spike. Sono previste due dosi a tre settimane di distanza. Ciascuna fiala si conserva fino a 6 mesi a una temperatura tra i -90°C e i -60°C e fino a 5 giorni tra i 2°C e gli 8°C.
Moderna
È adatto per le persone con più di 18 anni, come lo Pfizer-BioNTech sfrutta l’mRNA messaggero. Sono previste due dosi a distanza di 4 settimane. Secondo i più recenti dati pubblicati sul New England Journal of Medicine, gli anticorpi indotti persistono 6 mesi dopo la seconda dose. La conservazione a lungo termine avviene tra i -25°C e i -15°C, mentre tra i 2°C e gli 8°C dura un mese.
AstraZeneca
Secondo le ultime indicazioni, è raccomandato ai soggetti sopra i 60 anni. Si basa sulla tecnologia del vettore virale: viene utilizzato un virus simile a Sars-Cov-2 ma non aggressivo (un adenovirus da scimpanzè), a cui vengono aggiunte le informazioni genetiche che dovrebbero allertare la risposta immunitaria dell'organismo. In questo caso, l'adenovirus trasporta la proteina Spike del coronavirus, che è l'artiglio molecolare utilizzato dall'agente infettivo per agganciare le cellule sane e invaderle. Sono previste due dosi a distanza di 12 settimane. Si conserva sei mesi in frigorifero (tra i 2°C e gli 8°C).
Johnson & Johnson
È utilizzabile sui soggetti dai 18 anni in su. Come AstraZeneca è un vaccino a vettore virale. Ha il grande vantaggio di essere monodose e dunque non necessita di un richiamo. Può essere conservato in frigo senza congelamento, circostanza che ne rende immaginabile anche l'impiego in farmacia.
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