Perché se cerchi l'hashtag #mia, Instagram si preoccupa per te

Sul social network, un messaggio d'aiuto si propone di intercettare i giovanissimi che rischiano di soffrire di disturbi alimentari
In crescita gli adolescenti che soffrono di disturbi alimentari
In crescita gli adolescenti che soffrono di disturbi alimentari
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Mia è raggiante, guarda dritto in camera e i selfie le riescono sempre un gran bene. Ana si mette in posa davanti allo specchio in camera, porta la minigonna e ha gambe lunghissime. Sui loro account online hanno pubblicato milioni di post, contano valanghe di follower soprattutto tra i teenager e sono efficaci influencer.

Fin qui, nulla di strano. Se non fosse che Mia e Ana non sono due ragazzine qualunque in cerca di like, ma i diminutivi che indicano alcuni disturbi alimentari e che trovano consenso sul web sottoforma di hashtag: #mia sta per bulimia e #ana per anoressia. Pericolosissimi, perché raggruppano contenuti creati da profili che inneggiano al dimagrimento sconsiderato, proponendo agli utenti frasi come «se sono stanca di vomitare, apro Instagram e guardo le altre che pesano meno di me» o «entrerò nella tua testa e prenderò il controllo della tua alimentazione». Il tutto accompagnato da fotografie scioccanti di ragazze ridotte all'osso: la gara è a chi si vedono di più le costole o le vertebre.

 

 

Una pratica sommersa talmente rischiosa che Instagram è corso ai ripari: se provate a cercare uno di quegli hashtag - così come altri quali #sue (diminutivo di suicide), #thinbody, #wannabeskinny o #restricting - vi compare il messaggio «Possiamo aiutarti? Se stai attraversando un momento difficile e hai bisogno di sostegno, saremmo lieti di aiutarti», insieme all'invito a contattare un amico fidato o a parlare con un volontario di una linea di assistenza. Tra le opzioni di sollievo c'è anche «Scopri cosa può farti stare meglio», che stimola a piccole azioni che altre persone in difficoltà hanno trovato utili per frenare una crisi, cambiare aria o prendersi cura di sé.

La decisione di inserire sul social network questa funzione è stata dettata dall'incidenza del fenomeno dei disturbi alimentari tra i giovanissimi, che negli ultimi anni ha registrato un picco anche grazie alla velocità della Rete e alla sua capacità di rendere tutto virale. In particolare nel mondo patinato dei social, dove la bellezza in serie sta minando l'autostima di una generazione intera e i filtri inneggiano all'idea che la nostra quotidianità debba essere una performance continua e impeccabile.

Dati alla mano, secondo il Ministero della salute i disturbi dell’alimentazione sono più frequenti nella popolazione femminile, mentre gli uomini rappresentano il 5-10% di tutti i casi di anoressia nervosa e il 10-15% dei casi di bulimia nervosa. In quanto a incidenza, per l’anoressia è di 8-9 nuovi casi per 100mila persone in un anno tra le donne, mentre per gli uomini è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi. Per quanto riguarda invece la bulimia, ogni anno si registrano 12 nuovi casi per 100mila persone tra le donne e circa 0,8 nuovi casi tra gli uomini. Preoccupante è anche il dato che riguarda il progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, tanto che tra la femmine sono sempre più frequenti le diagnosi precedenti alla prima mestruazione, fino a casi di bambine di 8-9 anni. 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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