Perché la polemica sulle «devianze» trasforma l'umanità in materiale da propaganda
Devianze. È questo l'ultimo tema della feroce campagna elettorale che è entrata nel vivo ora che mancano 33 giorni al voto. Per Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, i Disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono «devianze», come ha scritto qualche giorno fa sui suoi canali social (in un videocommento poi rimosso da Twitter). Storture, qualcosa da denigrare e di cui magari vergognarsi. Insieme ai DCA Meloni inserisce, in questo sciagurato elenco, dipendenze e malattie contro cui molte persone lottano per un'intera vita.
Se da un lato la body positivity ha fatto tanto negli ultimi anni per sensibilizzare su queste malattie e l'accettazione di ogni corpo come corpo valido, ecco che dall'altro la politica si divide sull'umanità, sulle debolezze (talvolta fatali se non affrontate a dovere e con tempismo) accentuando un disagio che, invece, proprio le istituzioni dovrebbero combattere.
Accettare la vulnerabilità, accantonare l'ossessione della perfezione inarrivabile è il messaggio che chi abbraccia un percorso di cura impara a conoscere e a fare suo. Con fatica. «Sottovalutare i nomi delle cose è l'errore peggiore di questo nostro tempo, che vive molte tragedie, ma soprattutto quella semantica, che è una tragedia etica», ha dichiarato la scrittrice Michela Murgia. Quand'è che inizieremo a dare quindi dignità alle debolezze, senza dividerci in fazioni, ma chiamandole, semplicemente, umanità?
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