Nativi digitali stressati, il 66% ammette di essere «workaholic»

Lo rivela uno studio americano pubblicato su Forbes: complici nel lavoro a ciclo continuo le nuove tecnologie
Lavoro e tecnologia: i millenials sono spesso «lavoro-dipendenti»
Lavoro e tecnologia: i millenials sono spesso «lavoro-dipendenti»
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Secondo uno studio americano pubblicato su Forbes, il 66% dei nativi digitali ha ammesso di sentirsi affetto da «workaholism», termine che definisce un disturbo ossessivo-compulsivo, un comportamento patologico di una persona troppo dedita al lavoro e che pone in secondo piano la sua vita sociale e familiare.

Ma non è tutto, dalla ricerca è emerso che il 63% dei millennials ha rivelato di essere produttivo anche in malattia, il 32% di lavorare addirittura in bagno e il 70% di rimanere attivo nel weekend. E ancora, secondo un sondaggio pubblicato sul Washington Examiner, il 39% dei nativi digitali sarebbe disposto a lavorare perfino in vacanza, all'interno di una vera e propria «workcation». Il dilatarsi del tempo dedicato al lavoro e l'assottigliarsi delle ore di libertà sono diventati temi sempre più critici, soprattutto per la generazione dei millennials, cresciuta in un'epoca che ha visto aggiungersi a questi problemi l'egemonia della tecnologia e la costante presenza sui social network.

Fattori che hanno determinato il delinearsi di uno scenario fortemente stressante e negativo. «Nei geni dei giovani digitali è insita l'attitudine all'utilizzo di ogni apparato tecnologico che permetta una connessione al mondo, senza bisogno di spostarsi dal proprio ufficio e dalla propria casa. Ciò comporta un cambiamento della percezione del tempo e uno stato di trance che li fa diventare incoscienti. Me lo raccontano spesso i genitori dei ragazzi, facendo un amaro confronto con la generazione precedente - spiega Marina Osnaghi, prima Master Certified Coach in Italia, che ha affiancato grandi imprenditori e professionisti nel raggiungimento dei propri obiettivi -. La tecnologia li segue ormai ovunque, mentre sono in bagno, mentre si vestono, mentre mangiano e addirittura quando sono malati. I millennials si trovano immersi in un ciclo continuo di stimoli, costretti a lavorare un numero di ore dilatato rispetto a quello che sarebbe in un mondo senza tecnologia. E con l'aumento delle ore di lavoro si annullano inequivocabilmente gli spazi per la vita privata. Per questo ricordarsi che la qualità della propria vita è insostituibile diventa una raccomandazione fondamentale per evitare conseguenze spiacevoli sul fisico e sulla psiche».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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