Meno casi di Hiv e Aids in Italia ma le diagnosi arrivano tardi

Questa la panoramica nella Giornata mondiale contro l'Aids. L'incidenza è in calo dal 2012 ma si è abbassata la percezione del rischio
Il fiocchetto rosso simboleggia la lotta contro l'Aids
Il fiocchetto rosso simboleggia la lotta contro l'Aids
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Diminuiscono negli ultimi anni le infezioni da Hiv e i casi di Aids conclamato in Italia, soprattutto grazie agli effetti delle terapie, ma le diagnosi arrivano troppo tardi e in fase già avanzata di malattia per i due terzi dei pazienti. 

Un dato preoccupante che indica come sia in atto, soprattutto tra i giovani, un forte calo di attenzione con una pericolosa sottovalutazione dei rischi legati a questa malattia. In provincia di Brescia, erano 40 i casi di Aids conclamato al 30 ottobre, secondo i dati di Regione Lombardia. Un dato comunque in calo rispetto agli anni scorsi, quando se ne contavano 148 nel 2019, 79 nel 2020 e 77 ne 2021.

A puntare i fari sul fenomeno il ministro della Salute, Orazio Schillaci, e gli esperti riuniti in occasione del convegno organizzato dal ministero per la Giornata mondiale contro l'Aids che si celebra oggi. 

I dati, ha spiegato Schillaci, «mostrano che l'incidenza delle diagnosi di Hiv in Italia è in calo dal 2012 e anche negli ultimi due anni, tuttavia la paura di accedere ai servizi sanitari durante l'epidemia di Covid ha comportato un ritardo nelle diagnosi. Non dobbiamo sottovalutare questa pandemia globale di Aids che resta una emergenza sanitaria nel mondo». L’altro problema che sta emergendo, ha sottolineato, è «la scarsa conoscenza dell'Hiv e il ricorso limitato al test. La priorità è dunque facilitare l'accesso al test per far emergere i casi sommersi, oltre a continuare la lotta contro lo stigma». 

A preoccupare, commenta Barbara Suligoi, del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, è il fatto che «la percezione del rischio si è molto abbassata e c'è poca consapevolezza dei pericoli della trasmissione via sessuale». 

I numeri

Nel 2021 in Italia ci sono state 1770 nuove diagnosi da Hiv e 382 casi di Aids conclamato, con un'incidenza in diminuzione, ma siamo ancora ben lontani, hanno sottolineato gli esperti, dagli obiettivi dell'Oms di arrivare al 95% di persone a conoscenza della propria positività, il 95% di persone hiv positive che possono avere una terapia e il 95% che riesce ad avere una carica virale azzerata. A pesare sono anche gli effetti della pandemia di Covid, che gli esperti definiscono «devastanti». 

I nuovi dati del report Unaids 2022 indicano infatti che i progressi fatti stanno vacillando, le risorse si sono ridotte e le disuguaglianze sono aumentate. Per questo, la lotta all'Hiv necessita di «nuovi impulsi» e se «anche prima del Covid-19 eravamo lontani dai nostri obiettivi di riduzione delle nuove infezioni e dei decessi, ora siamo decisamente fuori strada», affermano Peter Sands, direttore esecutivo del Global Fund per la lotta contro Aids, tubercolosi e malaria, e Winnie Byanyima, direttrice esecutiva di UnAids. 

Nel mondo, infatti, rileva l'infettivologo Stefano Vella, «l'Aids è ancora una pandemia globale con 38 milioni di persone con Hiv e 1,5 milioni di nuove infezioni nel 2021». Ed ancora: «Ogni giorno 4.000 persone, di cui 1.100 giovani, si infettano: se le tendenze attuali continueranno, almeno 1,2 milioni persone saranno nuovamente infettate nel 2025 mentre nel 2021 - conclude Aldo Morrone, direttore scientifico dell'Istituto San Gallicano di Roma - 650.000 persone sono morte per cause legate all'Aids. Una al minuto».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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