Melanoma, ricercatori bresciani conquistano copertina Usa

Uno studio sul tumore cutaneo pubblicato sulla prestigiosa «Cancer Immunology Research»
La copertina di gennaio 2019 della prestigiosa rivista Cancer Immunology Research
La copertina di gennaio 2019 della prestigiosa rivista Cancer Immunology Research
AA

Diagnosi precoce come punto cardine per la lotta al melanoma. Ma anche prevenzione e cure all’avanguardia da effettuare nei centri altamente specializzati. Cure che, da oggi, hanno un’opportunità in più di essere mirate dopo lo studio condotto nel Dipartimento di Medicina molecolare e traslazionale dell’Università degli Studi di Brescia, finanziato da Airc, grazie al quale sono stati compiuti importanti passi in avanti nella comprensione dei meccanismi che regolano l’interazione tra sistema immunitario e cancro.

Lo studio ha indagato il meccanismo per cui le cellule tumorali «eliminano» quelle immunitarie. Un’informazione che avrà importanti ripercussioni per la scoperta di nuovi farmaci nell’ambito dell’immunoterapia dei tumori. Nel caso specifico, del melanoma, tumore maligno che origina sopratuttto nella pelle.

I risultati della ricerca scientifica si sono guadagnati la copertina di gennaio della prestigiosa rivista scientifica internazionale «Cancer Immunology Research». I dati emersi dallo studio hanno dimostrato come nelle fasi avanzate del melanoma cutaneo - al Civile sono oltre 200 le diagnosi ogni anno - prodotti solubili rilasciati dalle cellule tumorali siano in grado di bloccare la generazione delle cellule dendritiche plasmocitoidi (particolari cellule del sistema immunitario che hanno la funzione di catturare una molecola che viene riconosciuta come estranea o potenzialmente pericolosa dal sistema immunitario), partendo dalle cellule staminali del sangue e di indurle a morte. Il risultato immediato di questo effetto è la significativa riduzione delle cellule dendritiche sia nel sangue sia nei tessuti tumorali di pazienti affetti da melanoma metastatico.

«Si tratta di cellule ampiamente studiate nei tessuti umani già dalla seconda metà degli anni ’80 dal prof. Fabio Facchetti, direttore dell’Anatomia patologica del Civile - spiega Williamil Vermi, supervisore della ricerca -. Il ruolo di queste cellule nell’immunità è rimasto tuttavia per molto tempo ignoto. Solo dalla fine degli anni ’90 sono emerse loro importanti funzioni regolatorie in malattie autoimmuni della pelle come il Lupus Eritematoso e la Psoriasi. Il loro ruolo nell’immunità anti-tumorale non è mai stato del tutto chiarito. Oggi sappiamo che queste cellule sono in grado, dopo attivazione, di produrre elevate quantità di interferone alfa e molecole citotossiche che le rendono potenzialmente in grado di svolgere un effetto anti-tumorale».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia