«L’età dello tsunami», ovvero come affrontare la pre-adolescenza

Domenica 21 aprile all’oratorio di Santa Maria della Vittoria di Brescia l’incontro con il prof. Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva
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È un periodo delicatissimo, e la letteratura di analisi e approfondimento non è poi così ampia. Parliamo della pre-adolescenza, che indicativamente coincide con gli anni in cui bambine e bambini frequentano la scuola media: una fase di grandi turbolenze, di grandi cambiamenti, a velocità diverse. «L’età dello tsunami» insomma, come titola il libro del professor Alberto Pellai, psicoterapeuta dell'età evolutiva che domenica sarà a Brescia, alle 16.00 al teatro Piamarta in via Cremona 99, su iniziativa di Parrocchia Santa Maria della Vittoria, Banca del tempo e FarFamiglia insieme per la comunità con il supporto di Bcc Brescia (l’incontro, moderato da Daniela Affinita, è gratuito su prenotazione al numero 3313015911).

Anni di cambiamenti

«Il corpo cambia – spiega il prof. Pellai -, e nello stesso periodo assistiamo a un'accelerazione dei funzionamenti emotivi e a un’immaturità dei funzionamenti cognitivi. Un «disallineamento» dunque, in cui fisico, emozioni e capacità cognitive viaggiano a velocità diverse. È la normale evoluzione che comporta cambiamenti biologici con tutte le loro naturali conseguenze. Nel libro, non a caso, la prima parte è dedicata alla descrizione della pre-adolescenza, mentre la seconda si occupa proprio delle neuroscienze e delle scoperte scientifiche che riguardo questo periodo complesso; la terza, infine, si intitola «Che genitori siete?», e come si intuisce da titolo, analizza l’operato di mamma e papà con alcuni test di autovalutazione.

Nel libro si affrontano varie tematiche, dal corpo che cambia al sesso, dalla scuola alle nuove tecnologie. Ed è proprio su quest’ultimo argomento che i genitori di oggi si trovano ad essere più «impreparati».

Il prof. Alberto Pellai è uno psicoterapeuta
Il prof. Alberto Pellai è uno psicoterapeuta

Il rapporto con la tecnologia

Se da un punto di vista fisico, emotivo e di rapporti sociali la pre-adolescenza di oggi registra gli stessi salti di crescita della pre-adolescenza degli anni passati, il parallelismo tra vita reale e vita virtuale è una condizione inedita per le mamme e i papà dei nostri tempi. «Siamo i primi genitori che stanno crescendo figli con due vite – spiega Pellai -: siamo presenti nella vita reale, ma non in quella digitale e questo crea fatica nei ragazzi, una fatica che poi si trascina nel periodo dell’adolescenza».

La linea di confine è segnata dall’affidare al bambino uno smartphone personale, che a differenza del passato non è più uno strumento utilizzato solo per comunicare, ma anche e soprattutto per navigare. «A risentirne – dice Pellai – è la salute mentale. I bambini e le bambine dovrebbero entrare in quel mondo solo quando hanno le abilità emotive e cognitive sufficienti, l’età ideale è alla fine della scuola media. Invece oggi vediamo bambini che hanno uno smartphone personale già alla fine della scuola primaria, uno strumento troppo potente che toglie troppo alla vita reale».

«L’ingresso sui social, poi, non dovrebbe avvenire prima dei 16 anni – sottolinea il professore – come peraltro prevedono le stesse regole dei social». Eppure sappiamo che bene su Instagram e Tik Tok si possono trovare anche i giovanissimi.

Cosa possono fare i genitori

Per affrontare quest’età dello tsunami, i genitori d’oggi devono prima di tutto essere consapevoli della fase di cambiamento fisiologico che stanno attraversando i figli. E devono conoscere il contesto.

«Devono sapere cosa succede in questo periodo di crescita – spiega Pellai – e usare tutti gli accorgimenti utili per avere una comunicazione che sia efficace, autorevole e positiva. Il contesto in cui stanno crescendo i nostri figli è per noi nuovo e non possiamo approcciarlo improvvisando. Il punto di partenza è avere consapevolezza dell’impatto che la vita online ha sui giovanissimi».

Suggerisce Pellai che i genitori indaghino i social, non per starci dentro diventando a loro volta tiktoker, ma per capire cosa chiedono e cosa vogliono dai ragazzi. E che tornino a lavorare «in gruppo», anche con le altre famiglie. E in questa chiave non a caso che sia la Banca del Tempo ad organizzare l’evento di domenica, tra le cui finalità c’è quella di  «regalare annualmente incontri culturali aperti alla cittadinanza e rivolti ai più giovani e alle loro famiglie» come spiega il presidente Andrea Valli. E che

Le app di controllo da remoto dei dispositivi personali possono essere utili? «Servono nella misura in cui danno ai figli l’idea che i genitori siano presenti nella loro vita, che li controllino, li affianchino e sia autorevoli – ammette Pellai -. Ma sappiamo bene quanto i ragazzi siano bravi a utilizzare la tecnologia e ad aggirare i controlli, dunque l’obiettivo finale deve essere quello di insegnare ai giovani a costruire un senso del limite in autonomia». Un tema caro a un altro degli organizzatori dell’incontro, FarFamiglia, Associazione di Promozione Sociale guidata da Andrea Valenti, che aiuta i genitori nel loro compito di educatori, secondo un approccio operativo orientato alla crescita integrale dei figli come persone libere e responsabili.

Un compito non facile nell’epoca della gratificazione istantanea, in cui – solo per fare due esempi – le piattaforme di streaming mettono tutti i contenuti a disposizione in un click e gli e-commerce espandono i confini degli acquisti con consegne direttamente a casa e in tempi strettissimi. Educare all’attesa e al rispetto dei limiti non è oggi un compito facile: «Servono grandi ripensamenti sulla realtà di oggi a livello macrosociale» conclude Pellai.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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