La dieta influenza anche il funzionamento del cervello
È noto che la dieta può alterare il funzionamento di molti organi come fegato, intestino o pancreas modificando i cicli giornalieri di produzione di importanti fattori molecolari, non altrettanto noti i suoi effetti a livello dell'orologio circadiano nel cervello. Un nuovo studio condotto da Paola Tognini, ricercatrice dell'Università di Pisa, dimostrato ora come una dieta ricca di grassi abbia azioni molto forti anche a livello cerebrale.
La ricerca - frutto di una collaborazione che include la University of California Irvine, la University of Texas Houston e l'Inrae Bordeaux - è stata pubblicata sulla rivista Pnas. Lo rende noto l'Ateneo pisano.
Confrontando l'andamento giornaliero dell'insieme completo di piccole molecole coinvolte nel metabolismo chiamate metaboliti a seguito di una dieta bilanciata o di una dieta grassa, i ricercatori hanno rivelato che la dieta grassa sconvolgeva la ritmicità giornaliera dei metaboliti in diverse aree del cervello. «Questo studio mette in luce quanto il metabolismo cerebrale sia sensibile alla nutrizione e quanto le alterazioni indotte dalla dieta siano fortemente specifiche a seconda della regione cerebrale analizzata - spiega Tognini -. Importante è anche l'aspetto del quando durante la giornata questi metaboliti cambino i loro livelli in base al tipo di dieta, poiché questa informazione potrebbe essere sfruttata per future strategie terapeutiche».
Lo studio ha inoltre individuato variazioni giornaliere in cascate metaboliche conosciute per il loro ruolo nella plasticità dei neuroni, nel funzionamento della trasmissione elettrica, e nella sopravvivenza neuronale: «Ciò ci suggerisce che le variazioni nei livelli giornalieri di metaboliti cerebrali indotti dal consumo prolungato di cibi ad alto contenuto di grassi possa avere effetti deleteri sui vari aspetti delle nostre funzioni cerebrali, tra cui quelli cognitivi ed emozionali - aggiunge Tognini -. Dato che l'obesità e il consumo eccessivo di grassi sono stati associati al rischio di malattie psichiatriche valuteremo sia il coinvolgimento delle variazioni metaboliche osservate nella genesi di disordini neuropsichiatrici sia l'utilizzo di questi dati per lo sviluppo di nuove terapie».
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