In Italia si prescrivono troppi antibiotici, dice l'Ocse
Appello dell'Ocse all'Italia affinché riduca la prescrizione considerata «eccessiva» di antibiotici. Nell'ultimo «Panorama della Salute» 2019 l'organismo internazionale avverte che nel nostro Paese «la prescrizione di antibiotici attraverso i servizi territoriali è la seconda più alta fra i Paesi Ocse, contribuendo potenzialmente a tassi più elevati di resistenza antimicrobica».
Un fenomeno che «rappresenta un grave rischio per la salute pubblica, oltre a costituire un onere di spesa sanitaria e per l'economia nel suo insieme». Più in particolare, prosegue l'Ocse, «una prescrizione eccessiva e inappropriata di antibiotici contribuisce alla diffusione di microrganismi resistenti agli antimicrobici. Nel 2017 il volume totale di antibiotici prescritti nelle cure primarie era di 28 dosi giornaliere definite per 1.000 abitanti, il secondo più alto nell'Ocse rispetto a una media di 18».
La resistenza agli antibiotici influisce inoltre «sulla sicurezza dei pazienti negli ospedali. L'Italia ha tassi di infezione associati all'assistenza sanitaria (Iaas) superiori alla media, con quasi il 6% dei pazienti ricoverati che hanno almeno una Iaas. Queste infezioni possono essere mortali, contribuire fino al 6% della spesa ospedaliera e i batteri resistenti agli antibiotici possono renderle difficili o addirittura impossibili da trattare».
Di qui l'invito rivolto alle autorità italiane ad «attuare politiche per combattere la diffusione della resistenza antimicrobica». Altro punto fondamentale, secondo l'Ocse, è preparare il Servizio sanitario nazionale a rispondere al «rapido invecchiamento» della popolazione. In Italia il calo dei tassi di fertilità e la crescita dell'aspettativa di vita - 83 anni dalla nascita, la quarta più elevata della zona Ocse, a fronte di una spesa sanitaria inferiore alla media - hanno infatti determinato importanti cambiamenti demografici. La percentuale della popolazione di età pari o superiore a 65 anni è ora la quinta più alta dell'intera zona e rappresenta oltre il 20% della popolazione. Entro il 2050 più di una persona su otto avrà 80 anni o più. «Questo rapido invecchiamento della popolazione - avverte l'Ocse - determina ulteriore domanda di assistenza sanitaria a lungo termine». Senza contare che «la percentuale di medici di età pari o superiore a 55 anni è la più elevata nell'Ocse, il che potrebbe comportare future carenze di personale sanitario».
Nel rapporto non mancano i dati positivi, come il fatto che sono poche le morti premature, con «143 decessi per 1.000 persone per cause prevenibili, rispetto alla media Ocse di 208». «Gli italiani - si rileva nel documento - hanno generalmente stili di vita sani. Il consumo di alcol è basso e tra i Paesi Ocse l'Italia ha la percentuale più bassa di bevitori dipendenti». Anche la percentuale di adulti in sovrappeso o obesi è relativamente bassa (46%, rispetto alla media del 56%). Tuttavia, la percentuale di bambini in sovrappeso è la seconda più alta e «un adulto su cinque fuma giornalmente».
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