Ictus e infarto, «aumentano» con poco
Il rischio individuale a lungo termine di andare incontro a ictus o infarto è maggiore di quanto pensiamo, valori poco sopra quelli ottimali di colesterolo e/o pressione possono infatti compromettere la nostra salute futura.
È emerso da un vasto studio pubblicato sul New England Journal of Medicine e condotto nell'ambito del Cardiovascular Lifetime Risk Pooling Project che di fatto offre un nuovo calcolo del rischio di avere un infarto o un ictus in futuro, con previsioni meno rosee del previsto.
«Se ci focalizziamo solo sui prossimi 10 anni di vita di un paziente finiremo per dargli informazioni sbagliate», spiega Donald Lloyd-Jones della Northwestern University di Chicago.
Gli esperti hanno tenuto d'occhio oltre 250.000 persone per un periodo di oltre 50 anni. I classici fattori di rischio cardiovascolare - pressione alta, colesterolo, fumo e diabete - sono stati misurati a più riprese all'età di 45, 55, 65 e 75 anni.
Uomini che a 45 anni hanno tutti livelli ottimali per colesterolo, pressione, etc, hanno un rischio dell'1,4% di morire per infarto o ictus, mentre avere due o più di questi fattori di rischio fa impennare la loro probabilità di morire che diviene del 49,5%. I due valori sono rispettivamente 4,1% e 30,7% per le coetanee.
Anche un minimo allontanamento dai livelli ottimali di pressione (un aumento da 120 a 130 per la massima, da 80 a 89 per la minima) o colesterolo (da 180 a 199), aumenta di molto il rischio.
Si noti che questi valori non sono tali da giustificare, secondo le attuali linee guida, una terapia farmacologica; significa però che tutti dobbiamo fare di più adottando stili di vita sani.
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