Febbre del Nilo, le zanzare hanno già contagiato 123 italiani
Crescono i timori per la Febbre del Nilo, il virus trasmesso dalla zanzara «nostrana», nota col termien scientifico Culex, che ha fatto finora almeno 8 morti e oltre 123 casi in Italia. Ma i contagi record segnalati in questo 2018, l’ultimo a Ferrara (il settimo in città), sono solo la punta di un iceberg perché questa infezione spesso si presenta senza alcun sintomo e passa inosservata.
A fare il punto sono gli esperti, nella Giornata Mondiale dedicata alla zanzara (World Mosquito Day), l’appuntamento annuale per la sensibilizzazione alla lotta contro le malattie trasmesse da questo insetto. Proprio per questo si evolvono i repellenti e arrivano quelli di nuova generazione, basati su molecole di origine naturale per tenere alla larga i «super insetti» ormai resistenti ai tradizionali pesticidi.
Se lo scorso anno a far parlare è stato il focolaio in Italia di chikungunya, che provoca dolori articolari molto intensi, mentre due anni era stata la protagonista era stata Zika, l’attenzione quest’anno è puntata sulla febbre del West Nile.
«I casi mortali - spiega Zeno Bisoffi, alla guida del Dipartimento di malattie infettive e tropicali dell’Ospedale Sacro Cuore di Negrar - finora sono stati 4 in Veneto e 4 in Emilia Romagna, riguardano tutti persone molte anziane e con gravi malattie. È un anno record, considerando che nel 2017 avevamo avuto una sola vittima. Parliamo di un rischio di mortalità davvero molto basso, intorno allo 0,4 per mille: ovvero 4 persone su 10mila tra quelle che si infettano, muoiono».
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