«Fame di pelle»: più ansia e stress se mancano gli abbracci
Anche quest’anno la Pasqua, come già sperimentato in passato, è stata per moltissimi una giornata in solitudine senza pranzi con amici e gite fuori porta. Ma, soprattutto, senza stringere mani, abbracciare o fare una carezza a qualcuno a cui vogliamo bene, con ripercussioni sul benessere psichico in particolare per gli anziani e tutti colori che vivono soli.
Un malessere, avvertono gli psichiatri, riconducibile al cosiddetto fenomeno della «fame di pelle», che vari studi scientifici cominciano a documentare. Il distanziamento sociale imposto dalla necessità di gestire i contagi, infatti, ruba contatto fisico e gesti di affetto. Vengono così meno gli scambi affettivi di amici e parenti non conviventi, di nipoti e figli per i nonni, i più fragili.
«Il contatto fisico è rassicurante, perché è la modalità più arcaica per farci sentire al sicuro. Inoltre il senso di sicurezza e di appagamento che provoca, innesca modificazioni neurochimiche positive come l’aumento della produzione di ossitocina, l’ormone dell’attaccamento che ha un effetto tranquillizzante», spiegano Massimo di Giannantonio ed Enrico Zanalda, co-presidenti della Società Italiana di Psichiatria (Sip). Gli effetti della carenza di abbracci in era Covid cominciano dunque ad essere documentati: uno studio in via di pubblicazione mostra che in America solo nel primo mese di lockdown si è generata una diffusa carenza di contatto fisico e abbracci che si è accompagnata ad un sovraccarico di disturbi dell’umore, come depressione e ansia, e anche a senso di affaticamento e disturbi del sonno. Solo chi ha mantenuto elevati livelli di contatto non virtuale ma fisico e alti livelli di connessione sociale presentava un migliore stato di salute mentale.
«Le restrizioni sociali restano necessarie - sottolineano di Giannantonio e Zanalda -. Ci sono però accorgimenti che possiamo adottare, stimolando il tatto in altro modo. Un bagno caldo, toccare stoffe morbide e confortevoli come la seta o fare un massaggio ai piedi induce sensazioni piacevoli che fanno star meglio. Tuttavia, concludono gli psichiatri, «il contatto fisico va cercato e praticato quando è possibile, per esempio con i familiari conviventi».
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