Esami del sangue, costano meno a pagamento che in ospedale

Il paradosso è ormai realtà: per molte prestazioni, il 30% in meno di media negli ambulatori privati
Situazione. Chi non è esente, per alcune prestazioni paga meno nel privato
Situazione. Chi non è esente, per alcune prestazioni paga meno nel privato
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«Scusi, credo si stia sbagliando». Il paziente si fa ripetere l’importo dell’esame: 20,68 euro. Stesso ospedale pubblico, stesso sportello dove un mese prima si era recato per l’esame del psa, l’antigene prostatico specifico totale e a frazione libera, munito di ricetta rossa, l’impegnativa del medico di fiducia. Un mese dopo, l’esame di controllo, questa volta a pagamento, con sorpresa. «Nessun errore: un mese fa lei ha pagato il ticket e il costo della ricetta ed erano 22,80 euro. Oggi, senza la prescrizione medica, lei paga 20,68 euro, a tanto ammonta il referto».

A fronte del paradosso che diventa realtà, le parole muoiono in bocca e scatta subito una riflessione: è un caso isolato, o è la normalità per molte prestazioni ambulatoriali? La normalità, soprattutto per le impegnative in cui la somma degli esami prescritti ha un valore al di sotto dei 50 euro. Che, però, sono circa il 95% del totale delle prestazioni ambulatoriali.

Quando il costo dell’esame è alto, aumentano ticket e superticket ma, al massimo, il cittadino paga 66 euro, dunque ampiamente al di sotto dell’esame a pagamento, tenuto conto che per una Tac l’esborso supera i duecento euro. In questo caso, il servizio sanitario pubblico conviene.

Altrimenti, dati alla mano, per una serie di prestazioni a basso costo, il pubblico non è più la prima scelta per gli assistiti.

Un tecnico che si occupa di sanità da una vita, e che preferisce l’anonimato per evitare speculazioni in questa fase di campagna elettorale, ha le idee chiare al proposito: «Andrebbe abolito il superticket perché, come si vede confrontando i costi delle prestazioni, non serve a pagare l’esame specifico - non credo che chi gestisce un ambulatorio di prelievi privato sia un benefattore e ci rimetta di tasca propria - ma è solo una supertassa sulla salute e favorisce lo spostamento di risorse verso il privato». Lo «scarto» è mediamente del 30%.

Cosa accade? «Le conviene farli a pagamento» è quello che viene suggerito ai pazienti dagli impiegati agli sportelli degli ospedali pubblici. «Le conviene pagare il farmaco, costa meno che con la ricetta» è quello che suggeriscono molti farmacisti ai loro clienti-pazienti, quando la prescrizione riguarda alcuni antidiuretici, o medicinali per la tiroide, o benzodiazepine. La lista si potrebbe allungare. «Beh, significa che i farmaci costano poco» la spiegazione del professionista al di là del banco. Oppure, costa troppo la ricetta, pensiamo noi.

Gli esami del Servizio sanitario nazionale costano di più perché, oltre al prezzo di listino (uguale sia nel pubblico sia nel privato) il cittadino deve pagare il superticket (solo nel pubblico o nelle strutture convenzionate). Si chiama «compartecipazione alla spesa sanitaria» ed ha una doppia natura. La prima, stabilita a livello nazionale, obbliga il paziente a pagare 36 euro se il costo dei controlli a cui si deve sottoporre supera quest’importo, altrimenti il conto è quello del prezzo della prestazione: il colesterolo vale 1,70 euro, l’emocromo 4,05, la proteina C reattiva 5,80 euro. Se il paziente deve eseguire un pacchetto di esami per il controllo della glicemia-colesterolo (tra le richieste più diffuse), pagherebbe 23,55 euro se dovesse contribuire al costo complessivo delle prestazioni; se prescritte sulla ricetta rossa del Servizio sanitario, l’esborso è di 29,55 euro.

La seconda, introdotta dalla Finanziaria nel 2011, prevede un superticket di 10 euro e lascia alle Regioni la possibilità di stabilire come recuperare la cifra. In Lombardia si paga da zero a 30 euro a seconda del valore delle prestazioni contenute nella ricetta. Significa che, a parità di costo degli esami medici nei listini con il servizio sanitario e a pagamento, la differenza la fa il superticket: per i controlli che costano meno, ma che sono i più diffusi, per il cittadino è economicamente più vantaggioso scegliere la solvenza (sia all’interno degli stessi ospedali pubblici, sia in strutture private).

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