Cure oncologiche ad alto rischio perché sempre più costose

Nel 2005 il costo medio di una terapia in grado di aggiungere un anno di vita ad un malato di tumore era sui 30mila euro, oggi è oltre 100mila
Ospedale. L’ingresso del reparto - Foto © www.giornaledibrescia.it
Ospedale. L’ingresso del reparto - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Quanto vale un anno di vita in piu? Dipende. Nel 2005 il costo medio di una terapia in grado di aggiungere un anno di vita ad un malato di tumore si aggirava intorno ai 30mila euro, a fronte degli oltre centomila attuali.

L’obiezione che potrebbe essere sollevata in una realtà come la nostra, è che le terapie oncologiche sono gratuite per chi ne ha bisogno, perché c’è il Servizio sanitario nazionale. Vero, ma non del tutto. Perché è sempre più alto il rischio della sostenibilità proprio del nostro sistema, a fronte di una crescita esponenziale dei costi dei medicinali innovativi in oncologia. Costi insostenibili, con il risultato che non tutti potrebbero avere le stesse opportunità di cura.

Ancora numeri: va dal 10 al 20% l’aumento medio annuale dei farmaci oncologici che vengono utilizzati in un ospedale. Due principi attivi che dallo scorso anno hanno radicalmente cambiato la storia di malattia di chi è affetto da alcune forme di tumore del polmone, principi ora estesi anche ad altre patologie oncologiche, hanno pesato nel 2017 per il 10% sulla spesa dei chemioterapici per via endovenosa e nel 2018, in proiezione, saliranno al 14%. In cifre, la spesa totale è passata da 2,340 a 3, 668 milioni di euro solo all’Ospedale Civile, ma l’andamento è sovrapponibile a quello che accade in altri ospedali d’eccellenza bresciani e nazionali.

In Poliambulanza, dove le nuove diagnosi sono 2.400 l’anno, l’incidenza complessiva dei farmaci oncologici è pari al 48,5 % sul totale dei 13,4 milioni della spesa farmaceutica. Sempre riferendoci al Civile, la spesa totale per i farmaci innovativi immunoterapici nel 2017 è stata di 23,218milioni di euro, con una previsione di oltre 26 milioni per il 2018. Pari a circa il 60% della spesa farmaceutica oncologica che, a sua volta, ha un peso rilevante sul costo totale dei farmaci somministrati in ospedale, pari a 112 milioni di euro.

Costi altissimi, dunque, che impongono una riflessione proprio per far sì che chi ha un tumore - nel Bresciano le nuove diagnosi sono circa settemila ogni anno in costante crescita, legate anche all’invecchiamento della popolazione - possa preoccuparsi per la sua malattia, ma non di dover affrontare le spese per curarla.

«Proprio per evitare qualsiasi spreco, nel nostro reparto abbiamo stabilito un "drug day", giorni definiti della settimana durante i quali prescriviamo i farmaci immunoterapici o a bersaglio molecolare, innovativi e molto costosi - spiega Alfredo Berruti, direttore dell’Oncologia medica del Civile -. In quei giorni, vengono dosate le prescrizioni e se, ad esempio, si utilizza mezza fiala per un paziente, si recupera l’altra mezza per un altro malato. Si può fare, visto l’alto numero di pazienti, se si preparano i farmaci nello stesso giorno. Abbiamo visto che la modalità ci permette di risparmiare migliaia di euro. Non solo, ci facciamo dare anche i resi dai pazienti che non usano tutte le compresse, magari per un cambio di terapia».

Ma non si può considerare solo il parametro costo, senza analizzare il risultato che ne deriva. Sì, perché i farmaci innovativi hanno cambiato la storia della malattia, aumentando l’aspettativa e la qualità della vita delle persone.

«La terapia immunitaria è la quarta strategia contro il cancro e si affianca alla chirurgia, alla radioterapia e alla chemioterapia. Nuova frontiera e motivo di grande speranza per chi fa ricerca e per i pazienti» è stato il messaggio che Aldo Roccaro, direttore progettazione clinica studi di Fase 1 al Civile e Maurizio D’Incalci, direttore del Dipartimento di Oncologia del «Mario Negri» di Milano, hanno lanciato al pubblico durante il recente incontro sul futuro della ricerca oncologica promosso in città dall’Associazione bresciana «Ricerchiamo».

Il sostegno alla ricerca. Il sostegno alla ricerca è fondamentale perché, a fronte di terapie molto costose, non è ancora possibile prevedere quale paziente risponde a quale. Ad oggi, a beneficiarne è solo un quinto dei malati e solo per alcune forme tumorali, ma non è possibile saperlo prima. «Comprendere il perché è una delle grandi domande cui dobbiamo dare una risposta. Le risposte all’immunoterapia sono in genere di lunga durata, ci sono delle guarigioni, ma ancora non comprendiamo perché una parte di pazienti risponde e l’altra no. Questa è la sfida, anche per la sostenibilità: le terapie sono molto costose ed è importante offrirle a chi ne trae beneficio» spiega Alberto Mantovani, immunologo e scienziato italiano di fama mondiale, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas.

Poi, ci si aggira nei corridoi di un reparto di Oncologia, e si incontrano i pazienti. Mario, cinquantenne, ad esempio, è sottoposto a terapia «a bersaglio molecolare» per un tumore metastatico ad un rene. Prima della terapia, la percentuale di sopravvivenza si misurava in mesi. Ebbene, sono trascorsi 12 anni, vissuti con una buona qualità di vita.

«I costi? Superiori ai 200mila euro. Valore della vita? Inestimabile», sottolinea l’oncologo. E racconta come, alla fine dell’estate, una paziente, con la stessa patologia di Mario, sia arrivata in reparto raggiante, dicendo: «Dottore, sono riuscita ad andare fino al rifugio, a 2500 metri!».

Dunque, qual è il valore della vita? Cambia da persona a persona? «La scelta non deve essere basata sul denaro, ma sulle caratteristiche biologiche del tumore, in base alle quali si possono trarre, o meno, benefici da una terapia» aggiunge l’oncologo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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