Cosa significa dire che «il virus clinicamente non esiste più»

Le reazioni dopo le parole del prof. Zangrillo: scienziati concordi sul fatto che non si deve abbassare la guardia sulla diffusione del Covid
La Terapia intensiva della Poliambulanza - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
La Terapia intensiva della Poliambulanza - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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I casi di Covid-19 appaiono oggi meno gravi rispetto a qualche settimana fa. Un'evidenza, questa, su cui i medici concordano e che ha acceso i riflettori sull'ipotesi che la carica virale del SarsCov2 cui la popolazione è esposta possa essersi attenuata grazie alle misure di cautela adottate. Ma questo non significa che il virus sia mutato e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) avverte: il nuovo coronavirus «non è diventato meno patogeno».

La dichiarazione dell'Oms arriva all'indomani delle parole del direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano Alberto Zangrillo, che aveva affermato che «clinicamente il virus non esiste più». Una posizione che ha suscitato polemiche poiché, hanno rilevato vari membri del Comitato tecnico scientifico (Cts), se non correttamente interpretata, potrebbe indurre i cittadini ad abbandonate le misure di cautela e distanziamento fondamentali in questa fase. In questa direzione anche la posizione dell'Oms: «Dobbiamo essere estremamente attenti a non dare l'impressione che d'un tratto il virus, di sua volontà, abbia deciso di diventare meno patogeno. Non è affatto il caso», ha avvertito Michael Ryan, capo del programma Oms per le emergenze.

 Dire cioè che la carica virale può essersi attenuata non significa dire che il virus è cambiato, afferma anche lo pneumologo Luca Richeldi, componente del Cts. Attualmente, spiega, «il nuovo coronavirus sta circolando di meno, vale a dire che la carica virale in circolazione tra la popolazione si è attenuata e questo è l'effetto sia del lockdown sia delle misure tuttora in essere come uso delle mascherine e distanziamento. Ciò ha determinato un minor numero di casi ed una minore gravità degli stessi». «Non ci sono invece al momento prove scientifiche che il virus sia mutato», precisa. Le parole di Zangrillo «vanno dunque intese in questo senso: e cioè - puntualizza - che ciò che abbiamo cominciato a vedere è una diminuzione delle forme cliniche con sintomi gravi tali da richiedere il ricovero in terapia intensiva. Ma i casi che ora vediamo sono meno gravi perchè presumibilmente circola meno virus e questo è appunto l'effetto diretto del lockdown e delle misure in atto».

Una prova arriva anche da uno studio condotto dal San Raffaele, citato dallo stesso Zangrillo ed in via di pubblicazione su una rivista scientifica, che ha evidenziato come il virus Sars-Cov-2 si replica molto meno rapidamente ora rispetto a un paio di mesi fa e la carica virale a maggio è 10 volte inferiore che a marzo. Il dato è stato osservato in 200 pazienti ricoverati nell'ospedale milanese. Parla di un virus divenuto ora «clinicamente irrilevante» anche la virologa Ilaria Capua. Il virus, sostiene, «non è cambiato, siamo noi che siamo cambiati e siamo diventati più bravi a gestirlo». Adesso il coronavirus, afferma, «si sta comportando come si comportava i primi di gennaio, non se n'era accorto nessuno, e la seconda ondata è legata ai nostri comportamenti».

L'invito resta sempre però alla massima prudenza. I casi comunque «continuano ad esserci e nulla ci assicura che i casi ora in diminuzione non possano riprendere a crescere se allentiamo le misure di prudenza e distanziamento - ammonisce Richeldi -. Non bisogna cioè indurre le persone a pensare che il virus non esista più, perchè questo non è vero e può essere molto rischioso». Dal canto suo, Zangrillo conferma le proprie affermazioni, sottolineando di non aver mai detto che il virus è scomparso tout court. E rispetto alle critiche delle ultime ore commenta: «Se andiamo a vedere i parametri, io sono molto più scienziato di tanti autoproclamatosi tali nel Cts».

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