Casasco: «Medicina dello sport risorsa a favore del sistema socioeconomico»
Cosa succederebbe se tutte le persone sedentarie diventassero attive? Non solo le malattie croniche non trasmissibili (di cui soffre circa il 40% della popolazione) crollerebbero (72mila patologie all’anno «potrebbero essere evitate»), ma si risparmierebbero dai 6 ai 12,5 miliardi di euro.
Sono solo alcuni dei dati analizzati nella giornata di apertura del 37° congresso della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi), dedicato a «Età biologica, età anagrafica 2.0. Una longevità in salute» di scena a Roma, all'hotel Rome Cavalieri fino a sabato 22 luglio.
Alla regia dell’appuntamento che ha richiamato migliaia di medici sportivi - e che nella giornata d’inaugurazione ha visto salire sul palco tre ministri - c’è l’on. Maurizio Casasco (Forza Italia), numero uno della Fmsi. Al suo fianco, anche l’ex presidente del consiglio di amministrazione dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco), Sergio Pecorelli e l’assessore al Welfare della Lombardia Guido Bertolaso.
«Ogni due secondi, nel mondo, una persona che ancora non ha compiuto settant'anni muore a causa di una malattia cronica non trasmissibile - premette Casasco dal palco -. Patologia cardiaca, cancro, diabete e patologia polmonare cui si aggiungono Parkinson, Alzheimer, depressione e altre patologie neurodegenerative hanno superato la patologia infettiva come principali cause di morte a livello globale. Diversi studi hanno inoltre dimostrato come l'investimento economico sulle cure, il cosiddetto “modello americano”, produca di fatto meno salute rispetto a un investimento in ambito socio-sanitario, tradotto: la prevenzione. Ed è su questo punto specifico che salute ed ecosistema sportivo possono fare squadra».
«Gli strumenti di prevenzione, precisione e predizione della medicina dello sport possono svolgere un ruolo molto importante non solo nel contesto sportivo, ma anche all'interno del sistema sanitario, nonché di quello lavorativo e previdenziale», sottolinea ancora Casasco. In che modo? Attraverso il trasferimento delle conoscenze medico-scientifiche della medicina dello sport a favore del sistema socioeconomico del Paese per fare marciare di pari passo salute, economia e sistema sociale. Facendo vincere cioè l’età biologica su quella anagrafica».
«L'esperienza, il know-how acquisito dalla medicina dello sport al massimo livello olimpico - rimarca Casasco - è estremamente utile nel tradurre questa conoscenza del sistema sanitario nazionale. Faccio un esempio. La Ferrari serve per andare a costruire la 500. Si provano i limiti e le capacità, la conoscenza, attraverso la ricerca. Si vengono così a conoscere una serie di informazioni e di dati che possono essere messi a disposizione di tutti». Un esempio? «I parametri sono differenti: dalla conoscenza della medicina dello sport deriva la capacità funzionale, cioè il massimo consumo di ossigeno. Un test che avviene in 20 minuti e va a stabilire in modo esatto la capacità funzionale a differenza dei parametri clinici. Significa capire come mai di fronte a stessi esami del sangue, stessa funzionalità cardiaca, ci può essere una funzionalità diversa della macchina uomo. Due gemelli omozigoti, per assurdo, a 50 anni, uno sale un piano di scale e soffia, mentre l'altro fa cinque piani e va tutto bene. Quindi la funzionalità è diversa dalla situazione clinica ed estramente importante per determinare l'età biologica rispetto all'età anagrafica».
Se il ministro della Salute Orazio Schillaci rimarca che «sarà centrale il piano nazionale della prevenzione», perché- stando ai dati del governo - nel 2051 ci saranno 250 anziani ogni cento giovani e “l’allungamento dell’età media richiede un aumento degli investimenti sulla prevenzione”, è stato il ministro dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini a confermare quanto anticipato qualche settimana fa. Per gli studenti che sognano di indossare un camice bianco ci sono più possibilità di entrare al corso di laurea in Medicina a numero chiuso: l’aumento dei posti sarà graduale ma, entro il 2030, si arriverà a un saldo di 30mila posti in più. Non si tratta quindi di una eliminazione del numero chiuso, come inizialmente ipotizzato, ma di un ampliamento degli attuali posti a disposizione.
L’accordo approvato dalla Conferenza Stato Regioni sulla “Determinazione del fabbisogno, per l'anno accademico 2023-2024, dei laureati magistrali a ciclo unico, dei laureati delle professioni sanitarie e dei laureati magistrali delle professioni sanitarie, nonché dei laureati magistrali farmacista, biologo, chimico, fisico, psicologo” fa luce anche sui numeri dei posti a disposizione per tutto il mondo sanitario. In particolare, per i futuri infermieri ci sono 26.899 posti ai corsi di laurea (per tutta l’area infermieristica sono 34.752). Nell’area della riabilitazione i posti sono 9.423 in tutto: 2.850 per fisioterapia, 1.799 per educatori professionali e 1.837 per la formazione magistrale. Nell’area tecnico-diagnostica e tecnico-assistenziale i posti sono 6.399, mentre per l’area della prevenzione saranno 2.378.
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